cose da libri

dove si esplorano parole e si va a caccia di idee

niente dammusi a pantelleria_rimini uno

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di vacanze a rimini, si sa, la signora cose da libri è recidiva. rimini è un inferno. è un inferno di gente in bicicletta di tutte le età e condizioni sociali, che pedala dappertutto e si annuncia alle spalle dell’ignaro pedone con un sinistro risuonare di ingranaggi. ragazzi in bicicletta, donne e uomini in bicicletta, suore dalla veste candida in bicicletta, ultraottantenni in bicicletta che filano come dannati con una sicurezza strabiliante. l’emilia romagna è la cina dell’italia.

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dannati ciclisti in attesa a un semaforo. rimini, parco cervi

chi scrive ha girato per rimini con lo stesso terrore che l’avrebbe assalita durante uno zoosafari senza la protezione della jeep.

epperò. questa è gente che ha imparato ad andare in bici prima ancora che a camminare, si vede benissimo. non sono persone convertite alle due ruote dopo un pentimento da suv. questi non vanno in bici per salvare il pianeta, questi pedalano come respirano. non sentono alcun bisogno di decorare il cestino dei loro velocipedi con vegetali finti. cestino+girasoli

non inforcano biciclette shabby chic, nella loro città non proliferano eleganti negozi di riparatori di biciclette, come nella nostra milano. non ho visto un solo ciclista sui marciapiedi, come invece accade da noi, dove una quantità di dueruotisti inetti funesta i marciapiedi suscitando in chi scrive la seguente riflessione: “hai deciso di muoverti in bici nonostante le piste ciclabili patetiche e raccogliticce di milano? però hai paura che gli automobilisti ti facciano secco? procurati un bell’abbonamento e viaggia in tram, ecologista dei miei stivali”.

possiamo dunque concludere che il ciclista di rimini, in quanto connaturato al territorio, è infinitamente più sopportabile del ciclista posticcio di milano.

(continua)

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