cose da libri

dove si esplorano parole e si va a caccia di idee


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una poesia d’amore sulla schiena

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charles simić. courtesy

è agosto e a milano il caldo morde ancora. è tempo di starsene a letto o sul divano, tapparelle semiabbassate, a dormicchiare o creare. charles simić ama creare così, come una messe di suoi predecessori. ascoltiamolo da un articolo della “repubblica” pubblicato qualche anno fa. e leggiamo la poesia di andré breton (ascoltiamola anche dalla voce del suo autore) citata nel testo, antidoto contro la misère du monde.

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andré breton. courtesy

“Tutti gli scrittori hanno i loro piccoli ‘trucchi’ del mestiere. Il mio è che scrivo a letto. ‘Sai che roba!’, penserete voi: lo facevano anche Mark Twain, James Joyce, Marcel Proust, Truman Capote e tanti altri. Vladimir Nabokov teneva persino delle schede sotto il cuscino, per quelle notti in cui non aveva sonno e aveva voglia di scrivere. Però, non ho mai sentito di altri poeti che scrivessero a letto, anche se non mi viene in mente nulla di più naturale di scribacchiare con la biro una poesia d’amore sulla schiena della persona amata. Certo pare che Edith Sitwell di solito dormisse in una bara per prepararsi all’ orrore ben più grande di trovarsi di fronte la pagina bianca. Robert Lowell scriveva steso sul pavimento, o almeno così ho letto da qualche parte. L’ho fatto anch’io, qualche volta, ma preferisco il materasso e, stranamente, non sono mai stato tentato dal divano, dalla chaise longue, dalla sedia a dondolo o da altre varietà di sedute confortevoli. ‘La poesia si fa a letto, come l’amore’, scriveva André Breton in una delle sue poesie surrealiste. Ero molto giovane quando la lessi e ne rimasi incantato. Confermava la mia esperienza personale. Quando mi si accende il desiderio di scrivere, non ho scelta: devo continuare a starmene steso o, se ho lasciato la posizione orizzontale qualche ora prima, devo tornare di corsa a letto. Che ci sia silenzio o rumore non mi cambia nulla. Negli alberghi appendo fuori dalla porta il cartellino ‘Non disturbare’ per tenere lontane le cameriere che aspettano di pulirmi la stanza. Devo dire, con un certo imbarazzo, che rinuncio spesso a fare il giro dei monumenti e dei musei per rimanere a letto a scrivere. […]”

charles simić

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“non c’è più nessuno al mondo che voglia svegliarsi nel cuore della notte e cantare?”, o della passione

Mary Oliver

mary oliver. courtesy

non ho mai incontrato nessuno dei miei amici […] nella solita maniera; erano estranei, e vivevano unicamente nei loro scritti. ma nonostante fossero compagni-ombra, erano comunque presenti, potenti, e sorprendenti. nel senso che dicevano cose straordinarie, che hanno cambiato il mio mondo.

In quest’ora dico cose in confidenza,

Potrei non dirle a tutti, ma le dirò a te.

whitman è stato il fratello che non ho avuto […] splendeva al crepuscolo nella mia stanza, in cui andavano accumulandosi libri, quaderni e stivali sporchi di fango, e la vecchia underwood di mio nonno.

La mia voce va dove i miei occhi non possono giungere,

con un ruotare di lingua circondo mondi e volumi di mondi.

[…]

così, quando cominciai a scrivere poesie, quelle di whitman mi stavano davanti come modelli. intendo il potere oceanico e il rombo che percorrono la poesia di whitman: la sintassi rapinosa, le dichiarazioni smisurate. in quegli anni la verità mi sfuggiva, così come la mia fiducia di poterla riconoscere e contenere. whitman mi ha salvaguardato dalle paludi di un’incertezza peggiore, e ho vissuto molte ore dentro il cerchio illuminato della sua sicurezza, e della sua spavalderia. […] e c’era la passione che profondeva nelle sue poesie. la curiosità metafisica! la tenerezza profetica con cui guardava al mondo: la sua brutalità, le sue differenze, le stelle, il ragno, nulla stava al di fuori della sua sfera di interessi. mi deliziavo della specificità delle sue parole. […]

ma prima di tutto ho imparato da whitman che la poesia è un tempio, o un prato verde, un posto in cui entrare e in cui sentire. l’aspetto intellettuale viene dopo […] ho imparato che la poesia non è fatta solo per esistere, ma per parlare: per fare compagnia.

ricordo il vagare, l’oziare, i giorni meravigliosi in cui, in compagnia di whitman, ho infilato i pantaloni negli stivali, sono andata e mi sono divertita.

mary oliver, my friend walt whitman, in upstream, penguin press, new york 2016

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l’amore e la necessità profonda della creatività – del potere di creare e modificare mondi – nelle parole di mary oliver, della quale mrs. cosedalibri ha tradotto indegnamente un frammento. è l’invito di “cose da libri”, che ritorna nel giorno in cui un tempo si tornava a scuola. con l’augurio, per questo nuovo anno, di svegliarsi nel cuore della notte per cantare e, quando viene il giorno, di essere felici senza ragione.

oh, e ben ritrovati.

 


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grandangolo_la realtà di ezra tra rappresentazione e iconoclastia

“più in generale, dal punto di vista del pensiero ebraico e dell’atteggiamento che l’artista assume di fronte alla sua opera, si può ancora aggiungere che i maestri hanno guardato con riserva la stessa arte, in quanto l’artista con la sua creatività tende a sentirsi e quasi a sostituirsi a dio.”

scialom bahbout, L’arte nella normativa ebraica, la halakhà, in morasha.it, sezione zehùt

sta simbolicamente qui, nella “riserva” ebraica nei confronti dell’arte, una delle ragioni del titolo di grandangolo, bildungsroman di simone somekh che racconta la parabola di crescita di un giovane ebreo nato nei dintorni di boston in una famiglia di strettissima osservanza – con genitori che “non erano nati né cresciuti religiosi”, ortodossi per scelta tardiva, sempre desiderosi di essere accettati da un ambiente che continua a guardarli con qualche sospetto –, dalla quale a un certo punto della adolescenza si sente soffocato. espulso per aver fotografato una compagna di scuola nel bagno, sceglie non senza difficoltà, aiutato da una zia libera pensatrice, di continuare gli studi in una scuola più liberale. la ribellione di ezra kramer si sostanzia di un lavoro sulle immagini, quelle che scatta con l’adorato apparecchio che ha chiesto in regalo per il suo compleanno, producendo iconografia a mano a mano che in lui si produce l’insurrezione nei confronti dell’autorità. e non è un caso che, come vedremo più avanti, uno degli atti che sanciscono il suo percorso verso la maturità abbia il sapore dell’iconoclastia.

a una domanda sulle donne della sua comunità posta da uno dei nuovi compagni, in piena, dolente riflessione sul suo humus di provenienza, risponde “‘perché, gli uomini haredi possono prendere delle decisioni? […] mi pare che anche loro sappiano fin da piccoli che devono sposarsi e fare figli, e che quella sarà la loro vita’. le donne erano tanto prigioniere del mio mondo quanto lo erano gli uomini.”

e ancora, mentre si dibatte nella contraddizione tra il desiderio di andare e il senso di colpa e di straniamento che avverte a questa idea, “d’un tratto mi resi conto di quanto dovevo sembrare strano visto da fuori: criticavo, ma restavo sempre aggrappato a ciò che mi era stato insegnato da piccolo. pensai che non avrei mai avuto il coraggio di lasciare la mia comunità: l’appartenenza a quel mondo mi scorreva nelle vene. scappare equivaleva a tagliarsele, una ad una, fino a morire dissanguato.”

grandangolo affronta una serie di temi assai dibattuti in ambito ebraico, quali l’esistenza di interpretazioni più o meno rigide dell’ortodossia, la gestione del libero arbitrio, il valore dell’esperienza, l’omosessualità. alla fine ezra vede la propria ribellione stemperarsi di fronte a una normalità professionale fatta anche di compromessi, e decide di andare ad affogare la propria delusione a tel aviv: dove crede di vedere carmi – approdato dai kramer come conseguenza dell’affidamento a diverse famiglie dei numerosi figli della famiglia taub alla morte della madre –, di cui aveva perso le tracce dopo essersi trasferito a new york e per la cui sorte aveva temuto. è un attimo, ma ezra è convinto di averlo visto per davvero; e ricostruendo sguardi e segni cui non aveva dato peso durante il suo breve ritorno a boston per il funerale di sua zia, si rende conto che non può essere stato che il rabbino hirsch, con una decisione ipocrita quanto provvidenziale, a finanziare la fuga dell’amico scopertosi omosessuale da una comunità che gli sarebbe stata ostile per sempre.

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l’attivista transgender abby stein fotografata da benyamin reich, che condivide con il protagonista di grandangolo la passione per la fotografia. anche la sua è una storia interessante

fin qui tutto bene, epperò: un autore di ventun anni (tanti ne aveva somekh all’epoca della stesura del libro) sottopone alla redazione di giuntina un manoscritto tanto interessante quanto tecnicamente acerbo; nel quale, in preda a una legittima ansia di mettere sul piatto istanze e questioni, lo stesso autore spesso fa parlare i suoi personaggi con registri un poco inadeguati. un esempio per tutti, la scena di sensualità ancora innocente in cui il poco più che bambino carmi dialoga con ezra in maniera un po’ troppo forbita, mostrando una capacità di approfondimento forse eccessiva per un ragazzo che non si è mai allontanato dal proprio ambiente: “carmi si distese sul mio letto, accanto a me, e mi strinse forte la spalla. ‘la tua opinione per me conta. la verità però è che sono terrorizzati. hanno così tanta paura di tradire la fede che preferiscono estremizzare ogni azione, devono essere certi di metterla in pratica nel modo più corretto’”. fa sorridere, poi, il commento del newyorkese travon quando vede la manipolazione creativa su alcune immagini di steven meisel fatta da ezra su una rivista (l’atto di iconoclastia cui si faceva cenno più sopra): “‘wow’, esclamò, ‘tanta roba’”, dove quel “tanta roba” sembra una maldestra traduzione dall’inglese in italiano di una locuzione giovanile. così come quando il coinquilino coreano di ezra dice “‘scusate, potete fare silenzio? sono in mezzo a una videoconferenza con seul’”: quella trasposizione senza mediazione dall’inglese “i’m in the middle of” dà conto dell’ambiente internazionale in cui si muove somekh, che probabilmente condiziona il suo italiano, ma anche dell’intervento insufficiente dell’editor sul manoscritto. se c’è un elemento negativo di questo libro, è la poca cura editoriale: si percepisce che il manoscritto è rimasto tale e quale a come è stato consegnato, con tutte le sue ingenuità. e invece i manoscritti dei giovani autori hanno bisogno di attenzione.

9788880577058_0_0_0_75simone somekh, grandangolo, giuntina, firenze 2017, 174 pagine, 15 euro


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sia benedetto giovanni testori

non lo dice mrs. cosedalibri ma l’eccelso luca doninelli, che invito a leggere qui sotto, in occasione del venturo anniversario della morte del suo maestro e amico (qui l’ottima cronologia della vita di testori sul sito della fondazione mondadori).

a parte quella sulla complessità dell’amicizia, mi è piaciuta la lezione di doninelli sulla letteratura:

In un libro non ci può essere solo letteratura, deve precipitarci dentro tutto, perciò è severamente vietato aver paura di qualcosa.

questo è il link all’articolo sul “giornale”. buona lettura, sarà buona e ricca davvero.


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la letteratura non ha generi ma contenuti

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“Diciamo che ci sono uomini e donne che scrivono, e che il carattere e la natura di ciascuno passano dentro la pagina.”

luca doninelli lo dice benissimo, in questo articolo nella sezione cultura del “giornale”.

e un paio d’anni fa antonio monda chiedeva a elizabeth strout (qui il post che lo segnala su “cose da libri”, ma il titolo di mrs. cosedalibri è meno elegante di quello di luca doninelli):

Esiste una scrittura squisitamente femminile?
“Molti non saranno d’accordo, ma io non penso affatto che sia così: un autore, maschio o femmina, quando è grande, è in grado di raccontare anche l’altro sesso. Io penso che le pagine di Alice Munro o Margaret Atwood siano semplicemente alta letteratura, e non parlerei di letteratura femminile “.

Direbbe lo stesso di Jane Austen?
“Riconosco che lei è forse un’eccezione: nel suo caso si sente in maniera prepotente lo sguardo femminile. Ma anche in quel caso vedo prima la grandissima autrice, poi il sesso”.

mi piacerebbe conoscere il parere dei lettori, maschi e femmine: esiste una scrittura “al femminile”?


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l’ombra lunga di gustave_come nascono i discorsi di emmanuel macron

 

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emmanuel macron. courtesy

in un bellissimo articolo di mauro zanon, pubblicato sul “foglio” del 14 ottobre scorso, si traccia il profilo di sylvain fort, il consigliere responsabile dei “discorsi e della memoria” di emmanuel macron.

 

 

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sylvain fort. courtesy

dopo aver dichiarato gli intenti della comunicazione della république – che propugna fondamentalmente una visione dinamica rispetto alla democrazia, da non considerare come bene acquisito una volta per tutte, e rispetto all’identità nazionale, da continuare a costruire riprendendo lo spirito dei lumi e la fiducia nell’europa.

 

“prima di scrivere i discorsi di macron e tessere il nuovo romanzo nazionale francese, sylvain fort, quarantacinque anni, è stato studente dell’école normale supérieure, professore di lettere classiche all’università paris IV e sciences po, traduttore di friedrich schiller, biografo di puccini e herbert von karajan – un homme de lettres attivissimo che durante la campagna presidenziale ha trovato anche il tempo per pubblicare un vivace libretto su antoine de saint-exupéry”, scrive zanon. intervistato dallo stesso, sylvain fort dichiara che “il discorso è diventato per il presidente il suo modo di esprimersi privilegiato. […] la sua volontà è quella di far passare un messaggio chiaro, netto, comprensibile, e di sfuggire alle frasette, agli off the record selvaggi alle confidenze strappate durante una cena. è una parola voluta, e non subìta. […] in tutti i discorsi non spieghiamo soltanto cosa vogliamo fare, ma anche perché. spieghiamo la coerenza tra quello che è annunciato e l’interesse nazionale. [macron, in quanto presidente] non entra nel microdettaglio tecnico, ma dà ogni volta una dinamica, una direzione generale all’azione politica, che soggiace a ciò che sta dicendo”.

 

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andré malraux. courtesy

ma quello a cui è interessato “cose da libri” è il fondamento culturale, nella fattispecie letterario, che informa l’ideazione e la redazione dei discorsi del giovane emmanuel: “il fil rouge della cultura è anch’esso molto presente nei discorsi di macron, una tradizione che rifà a malraux”. lo scrittore andré malraux istituì il ministero della cultura in francia e scrisse il primo articolo del decreto che lo sanciva: “Il Ministero incaricato degli Affari Culturali ha come missione di rendere accessibili le opere capitali dell’umanità, e ancor prima della Francia; di assicurare la più vasta diffusione del suo patrimonio culturale; di favorire la creazione delle opere dell’arte e dello spirito che lo arricchiscono”.

 

così prosegue l’articolo: “oltre a fort, altri membri della staff del presidente francese hanno dimostrato di avere una vocazione letteraria, oltre che politica. come il giovanissimo quentin lafay, ventisette anni, che oltre a collaborare alla stesura dei discorsi durante i meeting in campagna, ha anche pubblicato un romanzo, la place forte (gallimard). ‘macron ama riunire attorno a sé persone che hanno una certa capacità di enunciazione, persone che non esitano a teorizzare, a concettualizzare, e che hanno bisogno del linguaggio, dunque dei letterati’, dice fort. ‘è attento al fatto che si debbano esprimere le cose nella loro complessità, e che si debba evitare, per assenza di vocabolario o di cultura, di semplificare troppo, di utilizzare un linguaggio semplicistico. […] non rinuncia mai alla precisione delle parole. è convinto del fatto che esprimere le cose con le parole giuste è già un passo importante verso l’azione. se si ha un lessico povero, si ha anche una visione del mondo povera.”

 

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gustave flaubert. courtesy

e adesso sentite gustave: “questa cura della bellezza esteriore che mi rimproverate è per me un metodo. quando trovo una brutta assonanza o una ripetizione in una delle mie frasi, sono sicuro che sto sguazzando nel falso”.
 è quella “tensione flaubertiana verso l’impeccabilità” di cui parla alessandro piperno in un suo bell’articolo sul club della lettura del “corriere della sera”, in cui discetta di stile e mette flaubert al primo posto tra coloro i quali più si sono spesi alla sua ricerca. e allora come possiamo concludere? con la parola continuità. piccardo l’uno, emmanuel macron, e normanno l’altro, gustave flaubert: nati a un centinaio di chilometri l’uno dall’altro, entrambi sotto il segno del sagittario: vive la france.

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eugène delacroix, la liberté guidant le peuple. courtesy

 


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dove si incontra un vecchio amico nel bel mezzo di un affresco, si va a piedi dall’uno all’altro arrondissement e si approda in un giardino di delizie

i lionesi sono perlopiù pacifici e gentili: tutti coloro a cui ho chiesto indicazioni mi hanno risposto volentieri e in maniera molto circostanziata, e molti mi hanno accompagnata per un tratto assicurandosi che andassi nella direzione giusta.

durante le mie lunghissime passeggiate non ho mai provato disagio o sensazione di pericolo: sarà la lunga ombra del capitano chérif, ma la città sembra piuttosto tranquilla, fatti salvi alcuni inevitabili balordi che tuttavia non paiono comprometterne la sostanziale paciosità.dig

la bellezza e la calma dei lungofiume verso ora di pranzo, quando turisti e locali perlopiù mangiano ed è facile trovarsi quasi da soli a passeggiare, sono impareggiabili. le attività serali / notturne degli avvinazzati che là vanno a gozzovigliare dopo il tramonto sporca in alcuni tratti la maestosità delle acque: molte sono le bottiglie vuote sulle rive, qualcuna addirittura galleggia sul fiume.

lungo la saona, l’angolo formato da rue de la martinière e da quai saint-vincent, nel primo arrondissement, ospita il bellissimo fresque des lyonnais.

realizzata dagli artisti della cité de la création, l’opera cita e raffigura ventiquattro personaggi della cultura di origini lionesi (si veda qui per l’elenco dei personaggi). dav

 

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antoine de saint-exupéry

 

quale non è stata la sorpresa di mrs. cosedalibri nel vedere rappresentato anche il suo idolo bernard pivot, l’autore della televisione culturale francese, l’anima di “apostrophes” e di “bouillon de culture”! per chi comprende il francese, qui si può guardare una bella intervista a bernard.

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bernard pivot, insuperato giornalista culturale

da rue de la martinière, passando per il quai saint-vincent, si approda all’immensa place bellecour, gigantesco nido di delizie letterarie. collocata tra saona e rodano, nel secondo arrondissement, è una piazza immensa, i cui giardini sono attrezzati con chioschi di ristorazione e panchine, e tutto attorno alle due fontane sono disposte sedie per chi desidera rilassarsi nei pressi dell’acqua, facendosi cullare dal rumore degli zampilli.IMG_20170809_155214.jpg

al numero 29 della piazza sorge la libreria decitre, parte di una catena e risalente al 1907, che mrs. cosedalibri ha visitato in piena rentrée scolaire: vasti settori dedicati a letteratura, scienze umane, turismo, arte, storia, religione, infanzia, gialli e fumetti, libri scolastici e un assortimento fiabesco di cancelleria. oltre a una piccola fornitura di inchiostri colorati per le sue stilografiche – nei colori radiant pink e harmonious green di waterman –, mrs. cosedalibri ha acquistato tre taccuini, tutti giapponesi, tra cui il favoloso life: tutti a righe, con una carta splendida, promessa di scrittura assai scorrevole. bisognerà adesso provarli con le stilografiche e capire se si contemperano con la grafite delle matite palomino.IMG_20170809_150032.jpg

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dove, all’ingresso di una libreria fisica, si celebra l’integrazione tra la lettura su ebook e quella su libri di carta: tea, la soluzione per vendere libri digitali in libreria

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la sezione cancelleria

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i taccuini giapponesi

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qui e sotto, caccia al tesoro nella libreria decitre: indovinare il titolo dalla citazione, con l’indizio del libraio

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la sacra teca della pléiade

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1,46 eventi al giorno in libreria

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creare una casa in libreria: un fiore su un tavolo

in questa piazza assai libresca, in cui trovano posto anche le misteriose éditions baudelaire (solo su appuntamento, recita la targa: che vorrà dire?) troneggia la statua del lionese antoine de saint-exupéry, che ci guarda dall’alto in compagnia del piccolo principe.IMG_20170809_154326_1.jpg

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place bellecour non finisce, ma si trasforma senza soluzione di continuità in place saint-antonin, dove al numero 5 si trova l’expérience, una libreria piena di fascino specializzata in fumetti, che vende anche stampe, action figures e il resto collegato al settore.IMG_20170809_162607.jpg

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il gigantesco bouquet che conclude place saint-antonin e segna il confine simbolico tra la piazza e il fiume rodano

 


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dove in metropolitana si incontra oscar in compagnia di un ragazzo

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img_20160914_181453e questo misterioso ragazzo, di cui si intravede una metà del volto e un capezzolo, legge the portrait of dorian gray nelle edizioni penguin rivestite di tela, i bellissimi penguin classics hardcover, progettati e illustrati da coralie bickford-smith.

è poi di questi giorni la notizia che rupert everett ha cominciato a girare come regista the happy prince, film sugli ultimi giorni del nostro oscar.


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Dove si scoprono molti profumi, storie letterarie a essi legate e si incontra una pasionaria

The rose looks fair, but fairer we it deem
For that sweet odour which doth in it live
.

William Shakespeare, Sonnet 54

 

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Quest’anno mrs. cosedalibri si è recata all’edizione 2016 di Esxence sicura di trovare cose interessanti su letteratura e arte, almeno al pari dell’anno scorso. Esxence è una fiera del profumo d’arte che riunisce produttori da tutto il mondo, dalla Francia all’Olanda, dalla Thailandia a Dubai. Tutti espongono nello spazio The Mall, in piazza Lina Bo Bardi a Milano, nel quale ho trovato un’atmosfera preziosa, un po’ stordente, di reminiscenza baudelairiana tanto quanto quella dell’edizione passata:

[…] Profumi freschi come la pelle d’un bambino,

vellutati come l’oboe e verdi come i prati,

altri d’una corrotta, trionfante ricchezza

che tende a propagarsi senza fine – così

l’ambra e il muschio, l’incenso e il benzoino

a commentare le dolcezze estreme dello spirito e dei sensi.

Corrispondenze, in Charles Baudelaire, Poesie e prose, a cura di G. Raboni, Mondadori,

Milano 1973

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Accolti da un albero portatore della civiltà umana, si passa attraverso il morbido controllo degli addetti, sulla soglia di quello che separa il mondo all’esterno da questa fiaba continua. Quest’anno una fiaba con qualche tocco di pop rock, e parecchia attenzione ai tatuaggi. In molti, tra gli espositori, parlano di storie, racconto, poesia.

1.Michael Partouche aka Dr Mike è il fondatore di Room 1015, nonché farmacista e rocker. Tornato in Francia dopo una permanenza a Londra, scopre la passione per il profumo e crea Electric Wood, con note legnose che rimandano alla sua prima chitarra; Atramental, vale a dire nero come l’inchiostro, con pepe nero, zafferano e bergamotto – l’idea è quella dell’odore della pelle che abbia appena subìto un tatuaggio; Blomma Cult, celebrazione del Flower Power e della liberazione sessuale, con note di vaniglia, cannella, muschio e naturalmente patchouli; l’ultima nata Power Ballad, esaltazione del ballo lento, del French Kiss, del gin, della tequila e del cuoio delle Dr. Marten’s indossate dai grunge negli anni novanta.

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2.Olivier Durbano, per il quale le pietre, alle quali i suoi profumi si ispirano, sono poesie, e ogni cosa è racconto.

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3.Tara Manra è una delle fragranze che rientrano nella nuova linea Gri Gri di Jardins d’écrivains, profumiere letterario per eccellenza: ispirata ai testi sacri sanscriti, ha la testa di zafferano e cardamomo, il cuore di loto e gelsomino e il fondo di loto, gelsomino e legno di agar.

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4.Il sempre strepitoso État libre d’Orange, la cui novità di quest’anno è il profumo ispirato a À quoi songeaient les deux cavaliers dans la forêt, poesia dalle Contemplazioni di Victor Hugo.

La nuit était fort noire et la forêt très-sombre.
Hermann à mes côtés me paraissait une ombre.
Nos chevaux galopaient. A la garde de Dieu !
Les nuages du ciel ressemblaient à des marbres.
Les étoiles volaient dans les branches des arbres
Comme un essaim d’oiseaux de feu. […]

Galbano, ribes nero, incenso, pepe nero, rosa, patchouli, legni e ambroxan per questo profumo dedicato all’ombra e al doppio. Ho ricevuto tutte le informazioni sul profumo dal sempre impeccabile Thomas Lindet.

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Lindet meritava un primo piano, no?

5. Il Profvmo, azienda italiana acquistata dalla svizzera Valmont (il naso è Silvana Casoli), è il caso più misterioso: non desidera che si parli della novità di settembre, legata alla letteratura come non mai. Posso solo anticipare che si tratterà di una trilogia, che l’ispiratore è uno scrittore inglese (oh, quanto!) e che in qualche modo c’entrano i dintorni di Venezia.

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6.Eau scandaleuse di Anatole Lebreton, piccolo profumiere di Marsiglia. “Una creatura esuberante attraversa lo studio di un pittore. Scivola voluttuosamente tra poltrone in cuoio consunto, tele ancora umide e vecchi libri rilegati in pergamena”: è il racconto di questo profumo “carnale e inebriante”, compagno di altre “poesie olfattive”, come Lebreton definisce le altre sue creazioni.

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7. Appena si accede al sito di Tola, Dubai, si legge la frase “With Every Scent Comes A Story”, e ancora “Tola is the quintessence of memories; of stories within stories…”. La storia che il naso e fondatore Dhaher Bin Dhaher racconta a Esxence è quella di una sosta nel deserto, con tè caldo e kebab (il kebab che si vede nella foto è in realtà composto di una serie di sfere profumate), profumata di coriandolo, bergamotto, lavanda, zafferano. Ah, l’orientalismo.

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Al centro, il naso della maison Tola Dhaher Bin Dhaher

 

 

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Il kebab profumato

8.Gérald Ghislain racconta dal 2000 le sue Histoires de parfums, nelle parole del profumiere una biblioteca olfattiva che scrive storie sulla pelle. Profumi contrassegnati con le date di nascita degli scrittori: 1804, dedicato a George Sand; 1873, Colette; 1740, De Sade; 1828, Jules Verne. Quest’anno la letteratura si mescola all’arte con Ceci n’est pas un flacon bleu, rimando magrittiano colorato di blue Klein: lo stand, presieduto da Marina Crosa – direttrice delle vendite per l’Europa e volenterosa narratrice –, è dominato da una macchina per scrivere tutta blu, collocata accanto a un libro in carta pregiata che ci parla del concept del profumo. Fragranza aldeidata bisex (è la tendenza del momento), contiene geranio, miele, arancia amara, patchouli.

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9.Gabriella Chieffo è un ingegnere ambientale il cui debutto nella profumeria artistica risale a qualche anno fa. La sua collezione 2016 si inaugura con Maisìa, fragranza che Gabriella definisce come “il grido delle donne che un tempo venivano bruciate vive, il grido delle donne tuttora arse al rogo del pregiudizio, di quelle sterminate tra le mura di casa, quello lacerante delle donne che in alcuni luoghi vengono ancora sottoposte a pubbliche esecuzioni sotto lo sguardo ipocrita e inerme del mondo. È il grido di ombre che fanno rumore, il grido di ombre che fanno luce”. Di ombre e di luci è fatta la scultura che campeggia su una parete dello stand di Gabriella Chieffo, e di molte lettere dell’alfabeto. Le note di Maisìa sono foglie di fico, bergamotto, limone, narciso, ginestra, legno affumicato di guaiaco, sandalo, ambra nera e una evocativa nota di cenere.

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10.Isabel Beauty è un’azienda che per creare alcuni dei suoi profumi si affida alla penna e al naso di Fulvio Fronzoni, che tra gli altri ha creato Words, fragranza dal lettering urbano, quadrilogia che compone un messaggio d’amore impaziente.

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Luisa Battiston, perfetta storyteller

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Fulvio Fronzoni

11. Dusita Paris. Dusita è un racconto d’amore, un omaggio letterario, una storia remota. Ploi Umavijiani è la figlia di Montri Umavijani, uno dei più grandi intellettuali thailandesi contemporanei, nato nel 1941 e morto nel 2006. In omaggio alla memoria del padre, scrittore, poeta e traduttore – intraprese la traduzione della Divina Commedia, che vide concluso solo l’Inferno –, Ploi ha creato la maison Dusita (in siamese vuol dire paradiso), che produce profumi ispirati ai versi di Montri. Colpisce subito, arrivati allo stand, un corposo libro verde, raccolta completa delle poesie di Umavijiani che il poeta non ha potuto vedere realizzata e oggetto attorno al quale ruota tutto il senso dell’azienda. Il kit promozionale che Ploi distribuisce con molta grazia contiene, oltre alle tre fragranze Issara, Mélodie de l’amour infini e Oudh Infini, un micropieghevole con una selezione delle poesie di suo padre.

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Così scrive Montri dello scrivere:

 Conosco la scrittura

solo come un cadere da,

e un avvicinarsi a,

ma non mi è dato sapere

cosa sia.

Scrittura, in A Thai Divine Comedy, 1980

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In basso, il micropieghevole con una selezione di poesie di Montri Umavijani

L’immagine grafica è progettata da un designer francese di cui non ricordo il nome perché ho perso il suo biglietto da visita, comunque bravissimo nel perseguire un equilibrio tra ornato orientale e rigore. Il marchio Dusita è fiore, farfalla, forma geometrica contenuta e compiuta.

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Il designer dell’immagine Dusita

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 P.s.: nel medesimo weekend a Milano si è tenuta anche una manifestazione intitolata Book Pride, di cui avevamo già parlato qui. Non mi attirava molto, come tutte queste iniziative con programmi sociologici, che si occupano di cose eque, solidali, giuste. Sapevo che i fans dell’editoria sindacalizzata sarebbero andati in brodo di giuggiole per l’Evento: quello che viene definito “storico accordo tra editori e traduttori“, il protocollo dal titolo “Le buone pratiche per un’editoria sana”. Lo so, lo so che i traduttori sono vessati eccetera (sono anche in buona parte una manica di nojosi con l’ossessione di essere citati, che raccolgono attorno a sé altre maniche di nojosi impiegati variamente in editoria, blogger che appiccicano sui loro siti bigliettini tipo “io non menziono libri in cui il traduttore non sia citato” o cose del genere. Si lagnano spesso di non essere pagati, ma per qualche motivo non assoldano avvocati per risolvere le loro questioni). Forse dovrei comunque andare a dare un’occhiata, mi dico. Allora torno a consultare il programma e mi accorgo che il 2 aprile alle 11 è previsto un incontro dal titolo “Partorire in movimento, i movimenti del bacino durante il parto”. La scia della mia risata omerica mi sospinge verso piazza Lina Bo Bardi, verso il lusso, la creatività, il mistero, la joie de vivre. Dove gli operai dell’editoria non mettono piede.


1 Commento

con quella bocca puoi dire ciò che vuoi

chanel_rougecocostylo003favola

articolo

storia

romanzo

racconto

messaggio

lettera

copione

 

chanel_rougecocostylo004i nuovi rossetti chanel sono tutti dedicati alla parola scritta. come si fa a non adorare coco?

 

thebeautylookbook.com

tutte le nuances di rouge coco stylo. courtesy

p.s.: godetevi l’intervista a irma boom, l’artista che ha creato un libro chanel tutto bianco.

chanel_202conte001

la nuance “conte”