cose da libri

dove si esplorano parole e si va a caccia di idee


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Lucio Barbuio: Art Meets Food, nei pressi di Roma, questo weekend

Di Lucio Barbuio “cose da libri” aveva già parlato qui, in occasione di una mostra collettiva presso lo Spazio Oberdan di Milano cui questo artista aveva partecipato.

Lucio Barbuio

Lucio Barbuio al lavoro su un murale

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Mrs. cosedalibri apprezza particolarmente le parole, scritte, incise, dipinte che siano. Le citazioni di Bowie e Buckley cingono i calici con grande eleganza

Sono passati alcuni anni e Lucio ha continuato a fare arte, fotografia, sviluppando in particolare la tecnica dell’incisione su vetro, mediante la quale crea, su richiesta o quando gli viene l’uzzolo, disegni e scritte su bicchieri e oggetti.

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Sul finire del 2015 Lucio collabora con Acqua di Parma per la personalizzazione di una serie di flaconi di profumo

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Una immagina di Lucio Barbuio: manca solo la bombetta

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Memaum, l’elefante di Lucio Barbuio

Il 9 e 10 aprile Lucio sarà all’Outlet di Valmontone, nei pressi di Roma, per un progetto interamente creato e diretto da lui – parte della manifestazione Art Meets Food – in compagnia di Cristiano Mancini e Silvia Pezzotti: i tre rivisiteranno, ciascuno secondo la propria modalità artistica, una serie di maxisculture installate negli spazi del Factory Outlet. Un’occasione per vederli al lavoro e partecipare al making of, nonché per sentire dal vivo la grande passione grafica di Lucio Barbuio, autore anche dell’elefante Memaum in occasione dell’Elephant Parade milanese 2011.

Minibio
Nato nel 1981 e cresciuto a Bibione, lavora spaziando tra pittura, arti applicate e fotografia. Vive e lavora a Roma, da cui si sposta regolarmente per seguire i suoi progetti. Attivo da più di dieci anni, ha esposto a Milano, Roma, New York ed è stato ospite dell’Ambasciata di Francia a Roma per realizzare calici incisi a mano destinati all’Ambasciatore. Ha collaborato con Elephant Parade, Ministero dei Trasporti, Eicma, Fondazione Marco Simoncelli. Nel 2012 riceve il secondo e terzo premio di incisoria dell’internazionale Bulino d’Oro alla Viscom di Milano; sempre nel 2012 inizia a incidere a mano su vetri e cristalli. La sua microimpresa “Nice To Idea You” è orientata alla personalizzazione su commissione di privati e aziende: incisioni a mano su vetri e cristalli, decorazioni, anche murali, e fotografia.
Web
https://www.facebook.com/nicetoideayou
issuu.com/luciusenfabula/docs/catalogoweb2014
https://luciobarbuio.wordpress.com/

 


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incontri postumi sul divano

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modes paulette, vienna, anni trenta. courtesy

 

ieri ho letto due racconti, o per meglio dire una novella e un racconto, senza aver programmato l’accoppiata, ma per una di quelle manifestazioni serendipitarie che spesso occorrono nella vita di un lettore. la novella è lettera di una sconosciuta, testo di stefan zweig con un formidabile incipit:

“Quando di primo mattino il famoso romanziere R. fece ritorno a Vienna da una ritemprante vacanza di tre giorni in montagna e alla stazione comprò un giornale, subito si sovvenne, dando appena una scorsa alla data, che quello era il giorno del suo compleanno.”

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stefan zweig. courtesy

è la narrazione da parte della vittima di un amore invalidante ed esclusivo, ancorché non corrisposto, di una giovane donna che se ne è ammalata ancora bambina.

“Tu trasformasti, tutta intera, la mia vita. Fino allora apatica e mediocre a scuola, divenni d’un tratto la prima della classe, leggevo un’infinità di libri sino a notte fonda perché sapevo che tu amavi i libri […]”.

l’oggetto di questo sentimento bruciante ed esclusivo è uno scrittore adulto, bon vivant e grande sciupafemmine, che la donna osserva e desidera a sua insaputa per tutta la vita, sino a un epilogo straziante. è la storia di un sacrificio terribile, che corrisponde curiosamente a quello di cui vive barbara, il racconto di joseph roth che dà voce alla storia di una ragazza orfana, vedova ventiduenne di un uomo rozzo sposato per volere di uno zio affidatario di professione mercante.

“Il matrimonio […] si svolse in piena regola e secondo le disposizioni, col vestito bianco e il mirto verde, un piccolo e viscido discorso del pastore e un brindisi stentato del mercante di maiali. Il felice falegname ruppe un paio di delicatissimi bicchieri da vino, e gli occhi della moglie del mercante osservarono le sue robuste ossa senza potergli fare niente. Barbara se ne stava là come se si trovasse al matrimonio di un’amica.”

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joseph roth a nizza, anni trenta. courtesy

barbara si innamorerà, ma rinuncerà a risposarsi con un uomo che pure ama per stare vicina al figlio. il quale diventerà un tronfio prelato che si occupa dei casi suoi senza avere la minima idea né minimamente interessarsi dei sentimenti di sua madre, che si avvierà a una fine tristissima degna della vita che ha vissuto.

le storie di stefan e joseph si corrispondono in maniera singolare. entrambe storie di vite sacrificate, si diceva sopra, sono entrambe voci di donne incarnate da un uomo, e la sovrapposizione non si avverte.

nel racconto di stefan avvertiamo l’ostinazione di una passione che arde, vediamo l’io narrante in attesa davanti al palazzo viennese in cui abita il suo amore solo per averne una vista fugace, al freddo o al sole.

nel racconto di joseph assistiamo allo straniamento di una sposa ragazza, al brevissimo guizzo di speranza di felicità causato dalla presenza dell’uomo che le propone una relazione che desidera, vediamo il suo inesorabile ripiegamento nell’unico ruolo di madre.

“Così gli anni passarono in mezzo ai vapori dei panni sporchi. A poco a poco crebbe nell’anima di Barbara un’indifferenza, una torpida stanchezza.”

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stefan e joseph a ostenda, 1936. courtesy

stefan e joseph, entrambi in esilio dalla germania di hitler, furono amici. il primo aiutò economicamente il secondo, che non vendeva libri e beveva volentieri. alla loro profonda amicizia nell’anno appena trascorso ha dedicato un romanzo lo scrittore tedesco volker weidermann, mentre parte del carteggio tra i due scrittori è stata tradotta e pubblicata a settembre 2015 da castelvecchi con il titolo l’amicizia è la vera patria.

ieri stefan e joseph si sono incontrati di nuovo sul mio divano, fugacemente.

stefan zweig, lettera di una sconosciuta, traduzione di ada vigliani, adelphi, milano 2009

joseph roth, barbara, in questa mattina è arrivata una lettera, traduzione di vittoria schweizer, il sole 24 ore, milano 2015 (edizione originale passigli, bagno a ripoli 2012)

un articolo sul “manifesto”

un articolo su “informazione corretta”che ne riprende uno su “repubblica”


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Natalie Goldberg sullo scrivere di cose vicine a sé

sparrow-19371_640Ecco alcune osservazioni sulla scrittura della brava, brava, brava Natalie Goldberg, che mrs. cosedalibri, inveterata flâneuse, trova particolarmente consonanti e rispondenti alla propria pratica.

Essere turisti nella propria città

Lo scrittore scrive di cose a cui gli altri non prestano molta attenzione. Per esempio della nostra lingua, dei nostri gomiti, dell’acqua che esce dal rubinetto, dei camion della nettezza urbana di New York, del colore violetto di una vecchia insegna in una piccola città. Ai miei allievi delle elementari raccomando sempre: “Per favore, nelle vostre poesie non voglio sentir parlare di Michael Jackson, di giochi elettronici o di personaggi dei cartoni animati”. Questi hanno già tutta l’attenzione di cui hanno bisogno, più milioni di dollari in pubblicità per garantire loro il massimo della popolarità. Il lavoro dello scrittore consiste nel dar vita al banale, nel ridestare il lettore all’eccezionalità dell’esistente.

Quando viviamo troppo a lungo nello stesso posto, i nostri sensi tendono a intorpidirsi. Non ci accorgiamo più di ciò che abbiamo intorno. Ecco perché viaggiare è così eccitante. […] Lo scrittore è uno che dal Midwest va a New York per la prima volta, ma senza lasciare il Midwest; solo, vede la propria città con gli occhi di un turista che va a New York. E comincia a vedere nello stesso modo anche la propria vita. […] Imparate a scrivere di ciò che è banale. Rendete omaggio alle tazzine da caffè, ai passerotti, agli autobus, ai tramezzini al prosciutto.

Natalie Goldberg, Scrivere zen. Manuale di scrittura creativa, Astrolabio Ubaldini, Roma 1987. Aspiranti scrittori, compratelo: ce n’è ancora qualche copia in giro. È utilissimo.


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bibliotecari indipendenti

[…] E furono operai, artigiani, popolani, Paolo Biraghi, Luigia Battistoni, Giuseppina Lazzaroni, il calzolaio Giuseppe Broggi, il lattivendolo Giovanni Meschina, il calzolaio Pasquale Sottocorno i più valorosi sulle barricate di Milano: “i Caduti furono 480 e di essi solamente due appartenevano ai benestanti, tutti gli altri erano operai, artigiani e intellettuali democratici”.

I ricchi, i nobili e i prelati, salvo poche eccezioni, vennero fuori quando tutto era finito e furono chiamati “gli eroi della sesta giornata”.

Giovanni Solinas, Verona e il Veneto nel Risorgimento, West Press, Verona 2008, p. 75

Il primo giorno di primavera del 1848, nel pieno dell’insurrezione contro gli austriaci, a Milano viene deciso l’assalto al Palazzo del Genio, in via Monte di Pietà. Chi aprirà le porte del palazzo, consentendo l’ingresso ai patrioti, è il coraggioso calzolaio Pasquale Sottocorno, che le incendia per facilitare loro il compito.

2015-12-02 16.47.52-1E a Pasquale Sottocorno, eroe delle Cinque Giornate, a Milano è dedicata una via, prestigiosa per la memoria del nostro calzolaio, per la presenza dell’impero di Giacomo (pasticceria, bistrot, tabaccheria) e del Lavasecco Mackrapid. Sì, perché Maria Grazia Bruno ha trasformato la soglia del suo negozio in una microstazione di bookcrossing, che da quanto abbiamo saputo va benissimo, e che si giova persino di alcuni volontari che vanno a mettere ordine fra i titoli.

2015-12-02 16.47.34Questi posti meravigliosi e semianonimi, che costituiscono le parti di una biblioteca diffusa nella città (là vicino, ci riferisce la signora Bruno, in via Fiamma, c’è la tabaccheria di Francesco che pure è sede di scambio librario: andremo presto a curiosare anche là), sono altrettante occasioni di scoperta, di avvenimenti serendipitari, di straordinari incontri casuali con la parola stampata che possono modificare il corso di una vita (sì, pare esagerato, ma spesso avviene).

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2015-12-02 16.49.13E oggi è stato proprio un bel caso incontrare questa persona che tiene in piedi la sua iniziativa con molta gioia. In alto a sinistra, sulla vetrina del suo lavasecco, campeggia in rosa la parola “Love”.

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Tutte le immagini © adolescentina.

 


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Leggere di storia, piacevolmente_Alessandro Marzo Magno

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La cosa bella di certe occupazioni sono certi incomparabili momenti di libertà. È quello che si diceva con Alessandro Marzo Magno, scrittore e divulgatore storico di vaglia, durante un piacevole incontro nel centro di Milano. Leggete il suo L’alba dei libri, su Venezia regina delle tipografie, e Bastarde senza gloria, che non ha trovato un editore di carta ma è un libro bellissimo: una serie di ritratti di donne tra loro diversissime con un unico punto in comune: l’essere nate a Venezia.

Nel corso dell’incontro con questo autore ho infilato un paio di domande per una microintervista. Gli ho chiesto se scrive a mano o sul computer, e lui mi ha risposto che scrive solo con il computer.

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Questa mano non scrive a mano

Gli ho chiesto se l’editing gli procura ansia, e lui mi ha risposto che no, che anzi lo trova necessario e stimolante: Il sogno di ogni editor.

Se tollerate un po’ di pubblicità, potete godervelo alla tele, su rai3, su Geo, al minuto 67.20. Enjoy.


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dante a milano, in relax

pilastri_IMG_20150826_154531C’è tempo fino all’11 ottobre per andare a vedere “Dante e le arti”, una piccola mostra allestita nella sala dei Pilastri del Castello Sforzesco di Milano in occasione del settecentocinquantesimo dalla nascita del poeta. La hit è l’esposizione delle tavole di Alberto Schiavi, che accompagnano la traduzione della Divina Commedia in milanese dell’avvocato Ambrogio Maria Antonini.nel mezzo_IMG_20150826_152247

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stelle_IMG_20150826_153115Dopo il viaggio attraverso inferno, purgatorio e paradiso si passa alle vetrine “minori”, dove si trovano una ricostruzione del volto di Dante eseguita da Nadia Scardeoni sulla base dell’unico ritratto dal vivo del Sommo e un autentico gioiellino: le riproduzioni (purtroppo non ci sono gli originali) dei disegni dell’artista Julia Bugueva, complessi, bellissimi, con una qualche memoria escheriana.voltodante

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Si passa poi a Dante come fonte cinematografica: su un grande schermo scorrono le immagini di film che in qualche modo si collegano alla Commedia, compreso lo spassoso Totò all’inferno.

totinfer01C’è un piccolo (e inevitabile, in tempi di Masterchef ed Expo) spazio dedicato al cibo. Gli studenti dell’ITCS “Erasmo da Rotterdam” di Bollate, con collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, hanno documentato e riprodotto plasticamente pani e formaggi di epoca dantesca. maggengo_IMG_20150826_154904Il tutto completato da schede informative (leggendo le quali si apprende, ad esempio, che il parmigiano si chiamava maggengo poiché prodotto nel mese di maggio). Per vedere tutto ci vuole un’ora scarsa: andateci, visitate anche “Il mito del paese di Cuccagna. Immagini a stampa dalla Raccolta Bertarelli”, mostra nella sala Viscontea pure aperta fino all’11 ottobre e l’energia della vita invocata da Expo fluirà agevolmente dentro di voi.


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milano città di parrucconi

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Qualunque cosa sia accaduto, questa parrucca giaceva sotto i portici di via Manzoni angolo piazza Cavour, a Milano, di fronte a una delle vetrine del negozio Dirk Bikkembergs

Qualcuno è stato servito di barba e capelli, secondo la lezione del Nievo, oppure in questo luogo si è consumato lo smascheramento di un parruccone? O trattasi, più prosaicamente, di semplice sbornia?

parrucca (ant. o region. perrucca) s. f. [etimo incerto; il sign. 2 si è formato in Francia, ma la voce fr. corrispondente, perruque, è a sua volta un prestito dall’ital.]. –

1. Zazzera, folta capigliatura. Questo sign. (che è l’originario) è ormai scomparso, e sopravvive solo in usi scherz., sentiti però come un’estensione del sign. seguente, per indicare capelli troppo lunghi, o spioventi sul collo, o disordinati: perché non vai a farti tagliare quella p.?; venne il barbiere, e protestò ch’ei non intendeva d’impacciarsi per nulla con la mia perrucca (Foscolo); in quanto al suo proprio podere, non se n’occupava punto, dicendo ch’era una parrucca troppo arruffata, e che ci voleva altro che due braccia a ravviarla (Manzoni); servire qualcuno di barba e parrucca, modo prov. equivalente al più com. servire qualcuno di barba e capelli, cioè servirlo a dovere, conciarlo male (v. barba1, n. 1 a): i signori Savi capirono l’avvertimento e si disposero umilmente a servire il generale di barba e di perrucca, come si dice a Venezia (I. Nievo).

2. Capigliatura posticcia, fatta di capelli naturali o artificiali, usata per fini estetici (spec. nell’antichità, e poi soprattutto nei sec. 17° e 18°, ma anche, talvolta, attualmente per acconciature femminili), per mascherarsi o truccarsi (p. teatrali), per nascondere la calvizie, ecc.: mettersi, levarsi la p.; portare la p. (di chi l’adopera abitualmente); le p. incipriate del Settecento; la p. di Geppetto; andare a un veglione in costume e parrucca; le parti in parrucca, le parti da vecchio nelle rappresentazioni comiche teatrali. Anche come simbolo di tempi passati, di idee e costumi superati, e sim.: non è più il tempo delle p.; per estens., persona, per lo più anziana, legata al passato, di mentalità arretrata (più com. parruccone): quante p. alla riunione di ieri.

3. In zoologia, particolare malformazione delle corna del capriolo, che si presentano con molte escrescenze laterali.

4. fig., region. o ant.

a. Sgridata, solenne ramanzina: il tutore gli fece una parrucca che non finiva più (Arrighi).

b. Sbornia (roman. perucca). ◆ Dim. parrucchina, e parrucchino m. (v.); accr. parruccóne m. (v.); pegg. parruccàccia.

(voce tratta dal vocabolario Treccani online)