cose da libri

dove si esplorano parole e si va a caccia di idee


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un post licenzioso_tom of finland

tom of finland. courtesy

non c’è un’occasione particolare per la pubblicazione di questo post (il centenario dalla nascita cadeva a maggio di quest’anno), se non che i disegni di tom of finland mi piacciono molto. mi piace quel miscuglio di desiderio e sfrontatezza, quell’allegria non di naufragi (ma qualche marinaio c’è) dei ragazzoni glassati di touko.

disegni così precisamente torniti, in cui tom of finland dispiega un’esattezza sensuale: turgori così vividamente frementi nella loro immobilità, fasciati all’interno di pantaloni-guanti, da comunicare una sensazione postorgasmica, come quando l’orgasmo è stato perfetto e induce la sensazione di essere venuti al mondo solo per mangiare e copulare. quei turgori, di qualunque orientamento sessuale si sia, invitano al tocco, a una gioiosa manipolazione, e lo stesso si può dire di quei pettorali sviluppati quasi come seni femminili.

scrivono tom+lorenzo sul loro sito:

“Touko Laaksonen, il leggendario artista erotico gay finlandese del Novecento, è nato un secolo fa, il che rende questo un momento perfetto per riflettere su ciò che ha realmente dato alla comunità maschile gay. Non era solo materiale da sculacciate. Era uno scorcio di un mondo che gli uomini gay della metà del XX secolo potevano solo sognare; un mondo in cui erano liberi. […]

Gli uomini di Tom non erano solo estreme rappresentazioni di motivi sessuali maschili che mettevano in scena i loro desideri apertamente in un mondo che sembrava essere per loro un parco giochi in cui tutto era permesso; erano anche gioiosamente, ridicolmente felici nella loro sfrenata gaiezza.”

murray clark, su “esquire”, riflette su una sorta di restituzione della virilità ai maschi gay da parte di tom:

“Erano uomini giovani e attraenti, così muscolosi e cesellati da essere a malapena contenuti nella loro uniforme da manovali, mani grosse e carnose saldamente piantate su schiene sottili, tra gli altri posti. […]

‘L’immagine degli uomini gay che dominava la rappresentazione mainstream in questo periodo era la “checca” o la “femminuccia”’, dice Bengry [Justin Bengry, docente di Storia Queer al Goldsmiths’ Centre for Queer History dell’Università di Londra]. ‘Era oggetto di scherno e derisione, un esempio fallito di mascolinità. L’arte di Tom of Finland ha dimostrato che gli uomini che desideravano altri uomini potevano essere maschili, virili e potenti – una risposta a una cultura che spessissimo diceva agli uomini gay che non avrebbero mai potuto essere “veri uomini”’.

scoperta la sua vocazione e intrapreso il percorso di disegnatore, touko laaksonen fu per lungo tempo costretto a nascondere le proprie opere nel suo stesso paese:

“Nel Regno Unito il sesso tra uomini è stato parzialmente depenalizzato cinquant’anni fa, in Finlandia ci è voluto fino al 1971. E fino a poco tempo fa i finlandesi non erano abbastanza pronti da poter riconoscere apertamente nel proprio paese uno degli artisti più famosi che avessero esportato. Nel 2014 hanno messo le sue immagini inconfondibilmente erotiche su un set di francobolli; quest’anno, un biopic [su Tom] è diventato un successo di pubblico nei multisala della nazione. Quasi cent’anni dopo la sua nascita nella città di Kaarina, Tom di Finlandia è tornato a casa. […]

Il vero nome di Tom era Touko Laaksonen. Di giorno era direttore artistico senior dell’agenzia pubblicitaria McCann Erickson. Nel tempo libero, però, traduceva in disegni le sue fantasie sessuali – motociclisti e boscaioli, montanari e poliziotti che si davano da fare nelle foreste, nelle prigioni e nei parchi, un sorriso sui loro volti grandi quasi quanto i loro peni enormemente tumescenti. Inizialmente pubblicati su riviste americane di protoporno gay come ‘Physique Pictorial’, i disegni sono stati diffusi in tutto il mondo nei grandi magazzini, nei sexy shop o nei leather bar attraverso un sottobosco internazionale di fan, nonostante le leggi contro la distribuzione di materiale così esplicito.”

così quello che ai suoi esordi era una sorta di reietto obbligato a nascondersi e a distruggere la sua opera è diventato una star nazionale e internazionale: a lui si sono ispirati stilisti, i suoi disegni campeggiano su bottiglie di vodka, lenzuola, berretti e ogni sorta di merchandising. il profumiere di nicchia état libre d’orange, di cui avevamo già parlato qui, gli ha dedicato una fragranza. a helsinki si può fare la tom of finland experience. e per chi vuole rilassarsi sferruzzando capi tom of finland dopo una dura giornata di lavoro, esistono istruzioni disponibili qui.

ancora, su tom, un articolo su “esquire” italiano.

sì. sono dediti alla caccia umana urbana, amano la carne maschile e non ne fanno mistero. ma i ragazzi di tom a volte leggono pure.

p.s.: ho trovato in rete le immagini che pubblico. chiedo perdono alla tom of finland foundation se ho infranto qualche copyright. fatemi sapere se devo toglierle.


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Pubblicità_Pics Off!

Quando si trattava dei nostri spettacoli dal vivo, non era nostra intenzione intrattenere la gente. Volevamo ributtare sul pubblico le bassezze e la cattiveria della strada. […] Alcune sere sbarravamo le porte in modo che non avessero scelta se non rimanere a sentirci. Ogni notte era come fare una rivoluzione.

Alan Vega sulle performance dei Suicide

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È approdato su Amazon, e auspicabilmente anche nelle librerie fisiche, Pics Off! – L’estetica della nuova onda punk. Fotografie e dischi 1976-1982, pubblicato da Nomos Edizioni, combattivo editore di Busto Arsizio. L’autore è Matteo Torcinovich e il progetto grafico – che come tutti i progetti grafici di pregio restituisce il contenuto nella sua luce più pertinente – è di Sebastiano Girardi (sul suo sito si può sfogliare il volume, qui: non perdetevi l’esperienza).

La vostra Anna Albano ha curato l’editing e la traduzione dei testi dall’inglese all’italiano: un doppio ruolo assai coinvolgente.

Dal punto di vista dell’editing è stato necessario trovare il modo di conservare nello stile quell’aura “trasgressiva” storicamente e inevitabilmente legata al punk1, badando nello stesso tempo a non indulgere a un linguaggio giovanilistico che avrebbe tolto autorevolezza a quella che è una vera e propria storia della new wave ripercorsa attraverso i materiali fotografici scartati nella scelta per le copertine, un documento preziosissimo per cogliere il flavor dell’epoca. Nelle parole dell’autore:

Pics Off! si situa al di qua del confine cronologico che di fatto segna la fine dell’importanza estetica della copertina, facendolo tuttavia da una prospettiva ribaltata, che mette sullo sfondo le immagini finali e fa parlare, invece, gli scatti secondari, i tentativi falliti, gli scarti di lavorazione. Sono loro, grazie alla testimonianza del materiale originale messo a disposizione dai fotografi, a diventare i protagonisti di questo appassionante racconto sulla genesi di immagini divenute nel tempo icone di un’epoca.

I materiali esposti, provenienti dagli archivi di venti fotografi che hanno lavorato con alcune delle band punk new wave più interessanti dell’epoca, consistono in un centinaio di immagini: stampe di prova realizzate dagli stessi fotografi per la scelta delle copertine o per la semplice archiviazione, ma, soprattutto, riproduzioni in grande formato dei provini a contatto scattati durante i set.”

Il grande interesse della parte di traduzione è consistito nel lavoro sulle interviste ai fotografi, fonti dirette per l’approfondimento nel backstage, o sulle dichiarazioni degli artisti, spesso tratte da rare riviste dell’epoca.

Le fotografie recuperate da Torcinovich, seppure scarti di produzione, sono bellissime, composte in pagine effervescenti, dai colori a tratti dolorosi o in bianchi e neri elegantissimi. Pics Off! non è un libro d’arte, ma una micro-opera d’arte, che nessuno potrebbe abbandonare a impolverarsi su un tavolino da caffè

 

Si parla di: The Ramones, Various Artists, Heartbreakers, Blondie, Iggy Pop, Cherry Vanilla, The B-52’s, Lizzy Mercier, Descloux, Teenage Jesus and The Jerks, Lydia Lunch, Alan Vega, Plasmatics, Plastics, Suicide, The Damned, Ian Dury ,The Jam, Ultravox!, David Bowie, Elvis Costello, Lene Lovich, Generation X, Nina Hagen Band, The Tourists, The Cure, Yellow Magic, OrchestraSheena & The Rokkets, Public Image Ltd, The Specials, Joe Jackson, The Pretenders, Echo and the Bunnymen, John Foxx, Bow Wow Wow, Japan, Depeche Mode, Bauhau

Matteo Torcinovich, Pics off! L’estetica della nuova onda punk. Fotografie e dischi (1976-1982), Nomos, Busto Arsizio 2016, 224 pagine, 24, 90 euro

1 Come spiega molto bene Torcinovich: “Il punk è stato indubbiamente l’ultimo movimento d’avanguardia rivoluzionario, non tanto musicalmente parlando ma in quanto fatto di costume per le energie creative che liberò in quasi tutto il mondo. Il punk è il figlio adolescente delle avanguardie storiche del Novecento, figlio scapestrato, pasticcione e senza grandi pretese, a parte quella di cambiare il mondo – ricordiamoci la scritta sulla camicia della ditta Westwood-MacLaren: ‘Be Resonable Demand The Impossible’. Molto è stato scritto, e il più delle volte a sproposito. Definirlo vuol dire ucciderne la sua vera natura, che è delirio e desiderio; l’attitudine ‘I Wanna Be Me’ e ‘Do It Yourself’ è l’anima stessa del punk, anima che disconosce ogni paternità, anche quella più evidente, per puro spirito di contraddizione.”

david

Brian Duffy, Lodger, David Bowie, 1979. La copertina fu il frutto della collaborazione tra Bowie, l’art director Derek Boshier […] e il fotografo Brian Duffy […]. Nel pieghevole originale presente nell’album, la fotografia di Bowie nei panni di una vittima di un incidente stradale viene associata all’immagine del cadavere di Che Guevara e a una riproduzione del Cristo morto di Mantegna. Derek Boshier: La copertina per Lodger fu il frutto di una collaborazione tra David, il fotografo Duffy e me. Mi piaceva moltissimo la soluzione al problema di David fotografato mentre cadeva: inquadrandolo dall’alto, su una tavola costruita appositamente per combaciare con la forma che cadeva. La tavola era stata progettata per essere completamente coperta dal corpo di David. Il lavandino fu collocato sotto la tavola, sul pavimento.

 

 


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milano chiama lussemburgo_da bonvini gli incantevoli taccuini di ex libris

bonvini, si sa, per le cose belle ha molto gusto. e questo designer italiano trapiantato in lussemburgo, dove ha dato vita alla ex libris, di gusto ne ha da vendere. tanto che quest’anno una piccola selezione della sua produzione si trova in vendita da bonvini.

i due compongono un connubio indovinatissimo per affinità: i taccuini-libri-album di ex libris, oggetti ricavati assemblando vecchi libri, fogli a righe e a quadretti, foto d’epoca, si intonano perfettamente al contesto primonovecentesco dell’antica cartoleria.

mrs. cosedalibri fa un tifo sfegatato per entrambi e vi fa vedere cosa trovereste nel caso di una vostra eventuale gita in via tagliamento 1, a milano, in questi giorni. signori, guardate, comprate e gioite.

italie en un volume_1

italie en un volume, 10 x 17 cm

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italie en un volume, interno

Italie en un volume_3 interno

italie en un volume, interno

Italie en un volume_4 interno

italie en un volume, interno

la valle dell'eden_la fine dei greene

john steinbeck, la valle dell’eden, e s.s. van dine, la fine dei greene, 14 x 19 cm

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la vita nuda, interno

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le vie d’italia, 17 x 24 cm

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le vie d’italia, interno

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national geographic, 17 x 24 cm, e le vie d’italia

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national geographic, interno

una cosa alla volta_1

una cosa alla volta, dispositivo analogico per la pianificazione di attività complesse, 12 x 20 cm

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una cosa alla volta, interno

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una cosa alla volta, interno

scoop finale

da bonvini c’è tutto quello che abbiamo detto. ma l’allestimento essenziale per un festival di letteratura sta solo a casa di mrs. cosedalibri, per gli amici aa.

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Sarà il nostro piccolo segreto_la giacca di Le Corbusier

www.fondationlecorbusier.fr

Le Corbusier, circa 1939. Courtesy

Le Corbusier aveva bisogno di una giacca comoda, che gli consentisse di dirigere cantieri e di conservare taccuini e matite nel caso fosse stato colto da un impellente desiderio di disegnare. Così diede indicazioni per la sua realizzazione a Léon Grimbert della maison Arnys (che aveva sede in rue de Sèvres, nel VII arrondissement), ed ecco la Forestière. Il giromanica, ispirato all’agio del kimono, è particolarmente confortevole, non tira e permette una totale libertà di movimento.

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Il capo nasce nel 1947 e arriva sino ai giorni nostri: Arnys è stata rilevata da Berluti e la giacca è tuttora proposta e periodicamente rivisitata. Dieci anni dopo muore Yvonne Gallis, moglie del designer svizzero. Dai resti della cremazione Le Corbusier recupera una vertebra della cara estinta, che usa portare sempre con sé: non è peregrino pensare che in questa pia pratica l’abbondanza di tasche della Forestière (compresa quella interna) abbia avuto la sua parte.forestiere_due

Sitografia
http://it.fashionmag.com/news/Arnys-il-sarto-dei-potenti-cede-l-attivita-a-LVMH,362915.html#.VlQOTXuVvIY
http://www.berluti.com/en/articles/la-forestiere#.VlQPS3uVvIY
http://www.theapmagazine.it/mode-club/story/75-la-forestere.html
http://www.lefigaro.fr/flash-eco/2012/06/14/97002-20120614FILWWW00525-lvmh-s-offre-le-tailleur-arnys.php

 


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Cosa bolle in pentola

pearl s. buck, 1968 the atlantic.com

Pearl. S. Buck, 1968. Courtesy

La personale rentrée littéraire di mrs. cosedalibri, dall’elenco dei suoi progetti in corso, in ordine sparso.

Dopo molto ragionare ho deciso di rinunciare a un incarico di ghostwriting poiché non mi riconoscevo nella persona al posto della quale avrei dovuto scrivere e non mi è riuscito neanche di fare quella operazione di sdoppiamento che nel caso di personalità interessanti è così piacevole, così sfidante.

Editing

§ Sta per essere data alle stampe la lussuosa pubblicazione annuale di una maison orologiera assai antica, con articoli e immagini favolose. Vi si parla di astri, e c’è uno strepitoso servizio con le immagini di Lois Greenfield.

§ Si avvia alla conclusione un volume che dà conto della trasformazione architettonica di Milano, un lavoro che l’autrice conduce da qualche anno: quest’anno con la farcitura di Expo. In italiano e in inglese, due edizioni separate.

§ Sei anni di cultura punk new wave e una ricerca accurata sul materiale fotografico attorno alla preparazione delle copertine dei vinili: altri non si può dire, se non che questo volume fotografico (ma contiene anche molto testo) sarà una gioia anche per occhi non controculturali. In italiano e in inglese, impaginato da uno degli studi grafici più prestigiosi (potremmo anche dire cool) d’Italia. Mrs. cosedalibri apprezza molto. In uscita nei primi mesi del 2016.

§ Un’artista inglese trasferitasi in Sudafrica, che crea opere anche usando la fotocopiatrice, senza mai separare l’arte dall’etica. Volume solo in inglese.

Traduzione

§ Un designer e la sua casa nei dintorni di Lecco: questa storia la scrive un autore francese dalla lingua ricca e sofisticata, con un portafoglio di termini desueti che rende la traduzione assai stimolante. La casa è bellissima, il designer un uomo che, oltre al resto, ama i libri, i taccuini e la cancelleria: per mrs. cosedalibri, pure cream.


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Raffaella Valsecchi, o della ricca ambiguità delle parole

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Raffaella Valsecchi, Mother Tongue, 2015. Carta e legno, 40 elementi. Installazione, dimensioni variabili

Mari&có è un luogo milanese bellissimo: architettura industriale scabra fatta di materiali essenziali, spazio polifunzionale dove si cucina, si mangia, si espone arte, sia pure all’insegna della reticenza (non è un luogo “aperto”: ai suoi proprietari non interessano le folle).

Dall’11 giugno al 30 ottobre di quest’anno presso Mari&có espongono nove artisti, in una mostra denominata “Cibario banco planetario”, e in concomitanza con l’Expo si apre il progetto “Edule e provvisorio”, a cura di Marinella Rossi, che di Mari&có è l’ideatrice. Faccio parlare il comunicato stampa, che dà l’idea del rapporto di Rossi con il suo spazio e con il pubblico: “20 ingredienti, 20 posti a tavola, 20 giorni al mese, da giugno a fine ottobre.

Le porte di Mari&có, insieme allo chef Filippo Mariani e a Greta Merciari, si aprono in occasione dell’Expo. Ogni mese una cena diversa a menù unico.

Materie prime scelte con metodica e appassionata ricerca, sapori nuovi con un ricorrente omaggio alla cucina ligure, memoria degli inizi. […]

A fine ottobre le sue porte si chiuderanno nuovamente, per tornare solo a curare eventi riservati, schivi e sussurrati.”

Gli artisti in mostra sono Luigi Belli, Francesco Bocchini, Alfred Drago Rens, Federico Guerri, Chiara Passigli, Guido Scarabottolo, Raffaella Valsecchi, Mattia Vernocchi, Lella Zambrini, ma mrs. cosedalibri ha preferito concentrarsi unicamente sul lavoro di Raffaella Valsecchi, designer e artista di cui avevamo parlato anche qui.

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L’artista davanti alla sua opera

Mother tongue è un’installazione: quaranta telai da ricamo di dimensioni variabili su cui l’artista tende fogli di carta goffrata che riportano parole stampate a secco. Parole in inglese, perché la madre di Raffaella era inglese e questa mostra è un omaggio a sua madre.

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mother tongue

E siccome spesso il rapporto con la madre è un rapporto fatto di molti chiari e ancora più scuri, siccome nel rapporto con la madre ci sono, oltre all’amore, anche violenza, ambiguità e molto nero, Valsecchi riporta in questo tumulto familiare (è familiare perché riguarda la famiglia; è familiare perché, se abbiamo un po’ di coraggio per guardare, lo conosciamo tutti) un equilibrio formale, necessario per imprimere ordine.

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everlasting

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christianity / s_i_n

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feel overwhelmed

Chi scrive non concorda con le parole che si leggono sul cartoncino di presentazione della mostra, dove qualcuno ha parlato di “ricerca metodica e istintiva” (il corsivo è mio), di “objets trouvés”: c’è qualche metodo ma non c’è nulla di istintivo, in questa ricerca (niente istinto, siamo inglesi); i telai non sono objets trouvés, bensì oggetti cercati, precisi e imprescindibili nella loro forma e funzione. Sono circolari – il cerchio si chiude e in qualche modo si chiudono pure i conti; sono supporti su cui la carta si tende – e quando la carta è tesa, dalla chiarezza non si scappa: tutto si può vedere e si vede e si può far vedere su quel biancore necessario.

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proposal / loop

Così Valsecchi su quelle carte tirate scrive, mette in rilievo e scava, bianco su bianco. Permettendosi giochi di parole al limite del licenzioso (niente sesso, siamo inglesi), esponendo il peccato del cristianesimo, facendosi sopraffare dall’amore, individuando il pericolo che può contenere una proposta. Quella parete grigia ricoperta di parole in lingua madre, punteggiata di forme così desuete che non appaiono più neanche come domestiche (chi usa il telaio, ormai, se non qualche borghese signora munita anche di bicicletta con cestino orlato di fiori finti?), è un monito forte.

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whore?

“Le parole, le parole giuste e vere, possono avere lo stesso potere delle azioni”, cita Raymond Carver da Santa Teresa (Meditazione su una frase di Santa Teresa, in Raymond Carver, Il mestiere di scrivere). Valsecchi ci mette in guardia, comunicandoci che le parole possono anche metterci nei guai.

Cibario Banco Planetario
via Ampola 18
Milano
11 giugno – 30 ottobre 2015
da lunedì a venerdì
dalle 18 alle 22
sabato su appuntamento


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no, però il moleskine iconico no

moleskine-150423144704che moleskine e driade firmino un accordo di collaborazione per produrre taccuini e altri oggetti che probabilmente saranno bellissimi (anche se forse saranno investiti da una botta di calore al contrario, ché driade disegna un po’ freddino) è cosa in sé ottima. però, ragazzi, definire i moleskine iconici, con questo aggettivo iperabusato nell’ambiente della moda, che vuol dire tutto senza dire precisamente nulla (ed è un brutto anglismo), definire i moleskine iconici no.


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natale in primavera_”facoltà di lettere”

per favore, scrivete a exlibri@mac.com. scrivete a renato chiapparicci, graphic designer innamorato dei libri, e cercate di farvi vendere qualcuna delle sue favolose creazioni. renato pratica un ostinato understatement, ma a un confronto tra il suo studio e un laboratorio che tutti conosciamo lui non è uno gnomo ma babbo natale. l’autore del leggendario taccuino shakespeariano (leggetene qui), nei panni del rubicondo signore vestito di rosso, si cala dal camino anche in primavera, e nella fattispecie nel camino di mrs. cosedalibri, compiaciutissima di annunciare la nascita di un nuovo progetto lussemburghese, “facoltà di lettere (scrivi, se ne hai voglia)”: una serie di buste a tema, ricavate da vecchi libri, corredate di un paio di cartoncini rigati (ma dove si prendono, chiapparicci? sono bellissimi) e di un’etichetta adesiva per chiudere la missiva. il tutto tenuto insieme da una fascetta chiusa da un francobollo che commemora i cinquant’anni del primo francobollo di posta aerea. quanto raffinato amore per il dettaglio, cari amici. qui sotto potrete vedere e invidiare i doni toccati in sorte a chi scrive, fonte di grande felicità.

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Busta Ernest Hemingway, Le vieil homme et la mer

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Busta WIlliam Shakespeare, Hamlet, Prince of Denmark

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Busta Hamlet, particolare con note a matita dell’anonimo proprietario

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Busta Victor Hugo, Les Misérables, volume IV

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Busta Hachette, Guides bleus, Italie

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Busta Hachette, Guides bleus, Italie. All’interno, una carta di Milano

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I cartoncini contenuti nelle buste. Sullo sfondo, la busta The National Geographic Magazine


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o magica delizia_la felicità arriva per posta

Lettore, a volte in chiesa hai respirato,

indugiando a saziare il gusto ingordo,

un gran d’incenso? hai mai socchiuso il bordo

d’un sacchetto di muschio stagionato?

O magica delizia, ove ogni accordo

rivive oggi, e ci esalta, del passato!

Così l’amante su un corpo adorato

coglie il fiore squisito del ricordo.

[…]

Charles Baudelaire, Un fantasma – II, Il profumo, in I fiori del male*

 

charme profond, magique

aperta la busta, all’olfatto arriva subito un intenso odore di cera profumata: è cera d’api industriose del monte imetto, sono essenze terebintine, recita la scheda tecnica dell’oggetto, redatta a mano con preziosa calligrafia. ed è subito incenso, ambra, muschio e benzoino.

l’oggetto è un quaderno rilegato con due diverse carte marmorizzate sui due piatti e capitello bicolore, accompagnato dalla suddetta scheda tecnica e da una lettera sigillata con la ceralacca. è destinato a contenere gli appunti di mrs. cose da libri, che vi scriverà solo con la sua caran d’ache dal pennino d’oro o con una matita palomino.

l’autore dell’opera squisita è mauro di vito, caro caro amico che definire storico dell’arte è cosa riduttiva. il suo pensiero e le sue opere si possono in parte leggere e vedere sulla sua pagina facebook.

di lui, sublime artigiano, dico che di rado ho incontrato una persona tanto libera, laboriosa e colta.

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il piatto del quaderno: venature turchesi, grigie, rosa e celesti, con un tocco di giallo

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il quaderno aperto: non rischia di rovinarsi, in virtù delle sue pagine robustamente cucite

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informazioni manoscritte su tecnica, autore, periodo di realizzazione e destinatario

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il recto della scheda tecnica manoscritta. sul verso si può leggere che il capitello del quaderno è stato cucito a mano da suore di clausura cieche

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la busta con l’indicazione del destinatario

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la lettera con il sigillo di ceralacca

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la quarta di copertina del quaderno: venature turchesi, bianche, rosa intenso, velate di grigio

colonna sonora

anita baker, you bring me joy

 

*  per la ricerca bibliografica sono in debito con la adolescentina, che ha individuato il brano di baudelaire.

 


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ON THE MOVE! Oscar da Oscar

Page_1“Gli Oscar, i libri-transistor che fanno biblioteca, presentano settimanalmente i capolavori della letteratura e le storie più avvincenti in edizione integrale supereconomica per il tempo libero. Gli Oscar sono i libri 1965 per gli italiani che lavorano: per gli operai, per i tecnici, per gli impiegati, per i professionisti, per gli studenti, per la famiglia, per tutti i membri attivi e informati della società. A casa, in tram, in autobus, in filobus, in metropolitana, in automobile, in taxi, in treno, in barca, in motoscafo, in transatlantico, in jet, in fabbrica, in ufficio, al bar, nei viaggi di lavoro, nei week-end, in crociera, Gli Oscar saranno sempre nella vostra tasca, sempre a portata di mano. Con Gli Oscar, una casa editrice tradizionalmente all’avanguardia ha ideato e creato il libro settimanale di altissimo livello per un pubblico in movimento. Gli Oscar sono gli Oscar dei libri: si rinnovano ogni settimana, durano tutta la vita.”

È il testo che compare in seconda di copertina degli Oscar Mondadori appena nati, di cui si dà conto anche sul sito di Mondadori:

1965

“I lettori vanno raggiunti”: gli Oscar Mondadori

Al successo degli Oscar Arnoldo Mondadori, con naturalezza e ragionevolmente euforico, rispose che tale riscontro era la nuova conferma delle sue “ultradecennali affermazioni che in Italia esiste una massa di potenziali lettori che vanno semplicemente raggiunti”. E per raggiungerli Mondadori puntò sulle edicole, un canale di vendita più capillare delle librerie, seppur meno conveniente e per alcuni tratti ancora incerto. Così nell’aprile del 1965, preceduti da un’intensa campagna pubblicitaria, gli Oscar si diffusero nelle edicole di tutta Italia per offrire, a sole 350 lire, le opere più rappresentative della letteratura italiana e straniera.
“Ogni martedì un capolavoro italiano o straniero in edizione integrale, in traduzione inappuntabile”; “Dal classico al best-seller, dal poliziesco al romanzo d’amore, dalla storia di fantascienza al libro-film: tutto quello che cercate lo troverete negli Oscar”: questi gli slogan, apparsi su varie riviste, nei mesi di lancio della collana.
Il primo numero, Addio alle armi di Hemingway, vendette 210.000 copie in una settimana, e nei due mesi successivi raggiunse quota 400.000. La collana fu presto affiancata da altre serie parallele, come gli Oscar mensili (1965-1967), dedicati alla poesia e al teatro, e i quattordicinali Record (1965-1967), riservati alla storia, alle biografie e alla memorialistica. Nel 1967 viene pubblicato il primo saggio, La guerra per bande di “Che” Guevara, seguito dall’Arte di amare di Fromm e dal Dossier sul catechismo olandese, che susciterà contrastanti reazioni nel mondo cattolico italiano. Nel 1968 nasce la prima serie destinata esclusivamente alle librerie, Oscar Libreria (1968-1978), in cui troveranno collocazione le opere di maggior impegno, come il Doctor Faustus di Mann e la Storia delle idee del secolo XIX di Russell.
Le serie si sono via via moltiplicate fino alla profonda ristrutturazione degli anni Ottanta, quando si decise di riqualificare i titoli fin lì pubblicati per articolare le pubblicazioni in precisi filoni editoriali, facilmente identificabili.

Che tirature e che vendite, signori! E quanta precisione nella nomenclatura dei destinatari, dagli operai, messi al primo posto, agli studenti. La storia degli Oscar è esemplare (e alla signora cose da libri piace da morire).