in questo articolo del “corriere della sera”, le informazioni sulla ventura fiera tempo di libri, a milano, dall’8 al 12 marzo.
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postcards from venice 2
dove la serendipity si manifesta al suo massimo livello e dal ghetto vecchio si arriva addirittura sullaluna, e al paradiso degli adolescenti
nei giorni scorsi il ghetto vecchio era in festa per il periodo di hanukkah, con le due grandi hanukkiot collocate nel campo per la festa delle luci.

panni stesi in ghetto vecchio
attraversato il ponticello, si arriva al beit chabad, si attraversa il campo e si transita in ghetto nuovo. a destra si imbocca la fondamenta della misericordia, una lunga via costellata di bacari, piccoli ristoranti, bar, cartolerie. mrs. cosedalibri si è spinta molto in là, fino al 2535.
se andate a venezia fatevi un regalo e andateci anche voi: arriverete alla libreria e caffetteria sullaluna, dove troverete un’atmosfera che può esistere solo in posti simili in paesi anglosassoni, un’ottima cioccolata calda e un progetto, che ci facciamo spiegare dalla viva voce di francesca rizzi, libraia e imprenditrice vitivinicola, quattro figli, una casa vicino alla libreria e l’intenzione di fare di quest’ultima, aperta circa un mese fa, un luogo dove tutti, e in particolare bambini e ragazzi, possano farsi ispirare dalla bellissima selezione di libri illustrati, esposti sulle pareti come quadri: “l’idea era quella di proporre libri di qualità, soprattutto legati all’illustrazione, in un luogo che li valorizzasse, un luogo abbastanza bello e tranquillo perché le persone si potessero avvicinare alla bellezza di questi libri. l’idea nasce quindi da questo desiderio; in più, nella nostra piccola azienda agricola produciamo un prosecco biologico sulle colline di refrontolo, che è un progetto di attenzione per la tutela del paesaggio, le tradizioni agricole, la protezione della biodiversità, un progetto molto ampio. abbiamo pensato che offrire anche una casa a questo vino, a venezia, dove poterlo raccontare, fosse un segnale importante, perché nelle terre del prosecco c’è molto movimento e spesso si agisce senza riflettere bene, quindi l’idea di proteggere quel territorio al di là della quantità di vino prodotto è sempre stata nelle nostre corde, volevamo che fosse conosciuta e comunicata. oltre a questo, sullaluna ha una vocazione di quartiere. noi abitiamo vicinissimi, al di là del ponte, abbiamo quattro figli. per ora entrano soprattutto mamme con bambini, ma il mio sogno sarebbe che anche i ragazzini dai dieci anni in su potessero avere la libreria come riferimento. si fa molto per i bimbi, ma poco per gli adolescenti, e infatti in questa fascia d’età si perdono molti lettori; però ci sono cose molto interessanti per gli adolescenti, infatti noi teniamo graphic novel, fumetti. sono sicura che se i ragazzi venissero a conoscenza del patrimonio esistente all’interno di questi libri, questo potrebbe aiutarli a crescere: farebbero questo passo, entrerebbero dalla porta. abbiamo la caffetteria: una cioccolata calda, o una fetta di pane caldo con la marmellata, un dolce, potrebbero attirare anche i ragazzi; potrebbero venire qui a passare il tempo, con un gioco da tavolo, con gli scacchi. abbiamo avuto dei bambini che sono venuti a giocare a scacchi, ad esempio. la nostra realtà ospiterà sicuramente turisti, ma è la città di venezia che deve sentirne la necessità, perché il nostro è un progetto fatto per la città, perché sia bella, vivibile, e perché la gente non la abbandoni”.
al sullaluna si mangia, si beve e si legge sotto un soffitto di legno strepitoso. gli arredi sono di gran gusto, discreti e invitanti come il sottofondo musicale che suonava durante la visita di mrs. cosedalibri. andateci, sostate un poco, fatevi rapire.
sullaluna
fondamenta della misericordia
cannaregio 2535
30121 venezia
+39 041 722 924
http://www.sullalunavenezia.it
postcards from venice 1
dove si frequenta campo santa margarita e si scoprono una libreria, un piccolo caffè e la caducità dell’amore
la marco polo di venezia, la primogenita di campo santa margarita – un’altra sede è stata aperta di recente alla giudecca – è una libreria ad angolo che ha preso il posto di un negozio di antiquariato.
in uno spazio ridotto ma bene articolato propone una ben curata selezione di editori piccoli e medi, con le novità sul bancone all’ingresso e tutto il resto su sobri scaffali di un bel grigio; c’è una stanza con una panchina rossa che invita alla sosta e una porta aperta sul magazzino, e poi un cunicolo con la poesia e le guide di viaggio.

questa foto dell’interno della marco polo proviene dal sito della libreria: non è stata scattata da mrs. cosedalibri
a sinistra dell’ingresso, in un angoletto molto cosy, c’è un piccolo tavolo con uno scaffalino dove sono riposti tè, caffè, bollitori e tazze.

questa foto dell’interno della marco polo proviene dal sito della libreria: non è stata scattata da mrs. cosedalibri
il campo in cui si trova la marco polo, uno dei più grandi di venezia, è un luogo incantevole, con un piccolo mercato del pesce corredato di gabbiani buongustai e un bellissimo caffè in miniatura.
una delle cose che mi sono più piaciute della marco polo è il motto che hanno fatto stampare su segnalibro e borse: “don’t look for love, look for books”. l’affermazione che anche un sentimento tenuto in gran conto come l’amore rivela tutta la propria caducità di fronte all’eternità garantita dell’intimo rapporto con i libri.
questi relativamente affabili librai mi sono andati a genio. e perché mrs. cosedalibri non ha fotografato l’interno della libreria? perché se la stava spassando. voi però credetele sulla parola, e andate a visitarla.
Libreria MarcoPolo – Santa Margherita
Campo Santa Margherita
Dorsoduro 2899 – Venezia
orario
10.00 – 22.00 da lunedì a sabato
11.00 – 20.00 domenica e festivi
Tel.: +39 041 8224843
Libreria MarcoPolo – Giudecca
Giudecca 282 – Venezia
(alla fermata del vaporetto Palanca girare a sx e proseguire per 300 metri)
orario
10.00 – 20.00 da martedì a sabato
domenica e lunedì chiuso
da martedì 16 gennaio in libreria comincia un corso di scrittura: veneziani, informatevi qui.
postcard from ferrara
dove praticando la flânerie si approda nel paese delle biciclette, vi si scopre una sorprendente penuria di librerie e si va a finire a cabot cove
ferrara la dolce
a vederla dall’esterno sembra la capitale della tranquillità. ritmi pacifici, la maggioranza dei negozi chiusi durante l’ora di pranzo, strade di media lunghezza con perpendicolarine color cotto (a ferrara, in effetti, è quasi tutto color cotto), perlopiù suggestive e quasi tutte solitarie.

piazza trento e trieste; sul fondo, palazzo san crispino, sede della libreria ibs+libraccio
se si passeggia verso il tramonto nei pressi di piazza trento e trieste, in pieno centro, andando verso via mazzini, nella zona della virtuale zona ebraica ferrarese – dall’esterno è persino difficile accorgersi della presenza della sinagoga, che invece c’è, anzi ci sono e sono tre: l’oratorio fanese, oggi utilizzato per i riti, l’ex tempio italiano e l’ex tempio tedesco – si viene colti da una sorta di nostalgia di medioevo, da un senso di attesa per qualcosa che non arriverà.
a ferrara può capitare di assistere a uno scambio di saluti lunghissimo, con i salutanti che parlano mentre camminano in direzioni opposte, ad alta voce, e le parole, vieppiù attutite nella scia dei passi che si allontanano, non perdono un grammo d’affetto, e sono molte, non sfumano nella distrazione, buonasera, buonasera, come sta, non c’è male, ma la mamma poi si è ripresa, sì, ringraziando il cielo, allora me la saluti, certo, non mancherò, arrivederci, arrivederci. una delle parole più belle che conosca, bonomia, benevola e rotonda, sovrintende alla città come sua cifra: tu chiedi un’informazione e una signora ti mette una mano sulla spalla mentre ti dà le indicazioni di cui hai bisogno; vai a palazzo bonacossi e la signora paola nascosi ti accoglie con grande gioia, ti riempie di notizie e dépliant, ti offre “una caramellina” che sta con le sue compagne in un cestino a disposizione del visitatore. finita la visita, paola ti viene incontro e ti chiede se hai bisogno del bagno, perché, dice in tono complice, “serve anche quello”. un’ospitalità squisita.

palazzo bonacossi, serie di erme in marmo rosso. il quattrocentesco palazzo ospita il museo riminaldi, raccolta di arredi, bronzi, dipinti composta dal cardinale gian maria riminaldi (1718-1789)

la manina paffuta del genio della forza

bottega romana, litoteca, vii secolo

il collezionista
purtroppo dopo il terremoto del 2012 le sale visitabili di palazzo schifanoia si sono ridotte a due, quella dei mesi e quella degli stucchi con il refuso. c’è di buono che a schifanoia e a bonacossi si accede con un unico, economicissimo biglietto.
ferrara offre cappelletti e cappellacci ovunque, e i negozi sono pieni di zucche: qui lo spirito di halloween deve entrare con grande naturalezza, favorito dall’abbondanza di cucurbitacee, dalla morbida tenebrosità post-crepuscolo e da quell’impressione di scarso popolamento che rende ovattata la città.
il castello, con le acque vive che lo circondano, è tutt’altro che imponente, come del resto gli altri edifici cittadini. tutto concorre alla costruzione dell’abusata espressione “a misura d’uomo”. e a proposito di luoghi comuni, è proprio vero che il mezzo di locomozione preferito, e usatissimo, dei ferraresi è la bicicletta.
questo strumento, contrariamente a quanto accade a milano, si inserisce con grande naturalezza nel contesto cittadino; se a milano le piste ciclabili sono raccogliticce, collocate maldestramente dove si è potuto, e i ciclisti – con quella loro eterna aria di parvenus convinti di essere salvatori della terra – mal si accordano al circostante, a ferrara i velocipedisti sfrecciano con splendida spontaneità sostanziata da una lunga tradizione. la riprova è che a ferrara le biciclette con gli imbarazzanti cestini decorati con finte verzure semplicemente non esistono. le signore mettono a posto le catene in autonomia, indossando piumini invece che manti in lana cotta, e non esistono negozi fighetti sull’esempio dell’upcycle milano bike café.
e che dire dei writers ferraresi? la città è talmente poco metropolitana che, almeno in centro, scrivono solo sulle pattumiere: un altro atteggiamento virtuoso che contribuisce alla bellezza, e salva da scempi di imbecilli che non sono banksy ed eiaculano (precocemente) le proprie letterine ovunque gliene colga l’uzzolo.
e le librerie? sono pochissime e poco degne di nota, hélas, a parte l’ibs+libraccio di piazza trento e trieste, nobilmente collocata nel palazzo san crispino dopo che l’architetto paolo arveda, come recita un opuscolo in distribuzione presso la stessa libreria, dopo i diversi progetti dei suoi predecessori, propose “un nuovo progetto complessivo per i piani della Loggia, maggiormente adeguato alle sopraggiunte esigenze legate all’insediamento della libreria, oggi ibs+libraccio”. e all’interno del porticato di san crispino, dal 1770 al 1836, risiedette “la reale”, corpo di guardia al ghetto ebraico, che comincia proprio in quel punto per inoltrarsi verso via mazzini.
in assenza di adeguati competitor, la libreria in città fa la parte del leone: è ampia, propone presentazioni al ritmo di un paio alla settimana ed esercita un sostanziale predominio, forse anche per un’offerta generosa che la vede aperta fino alle 23:30 nel fine settimana e per la possibilità di trovarvi nuovo, usato, qualche prima edizione e anche una scelta di ebook. il 4 novembre, per ora programmati fino al 25, comincia una serie di incontri intitolata “libraio per un giorno”, nel corso dei quali, leggiamo, il relatore “racconterà ai presenti il suo bagaglio di letture con auto-ironia e spontaneità: i classici che lo hanno formato, ma di più, i titoli che non abbandonano il suo comodino la notte, dai quali non si separa mai”.
dopo una rapida visita a palazzo diamanti, i cui diamanti non si vedono poiché è in restauro, mrs. cosedalibri ha raggiunto luoghi più defilati, svoltando a sinistra e camminando fino a via delle vigne, al fondo alla quale si trova il cimitero ebraico della città, l’antico orto degli ebrei compreso nella rinascimentale addizione erculea.per entrare in questo verdeggiante giardino dell’aldilà bisogna suonare un campanello: un atto banale, che nel silenzio e nella solitudine perfetti di quel tratto finale di strada, prima dei campi, si ha quasi paura di compiere. ad aprire è una gentile custode ottantenne, che dopo avermi salutata e invitata a firmare il registro dei visitatori mi riferisce, per scusarsi del ritardo nel rispondere, “stavo guardando la signora in giallo ma poi mi sono addormentata. ecco, esca da questa porta. la tomba di bassani è alla sua destra alla fine del muro. è in bronzo, non può sbagliare”.
bassani è onorato con un piccolo monumento di arnaldo pomodoro posto all’interno di un semicerchio. così lo scrittore descrive il cimitero in cui riposerà, nel giardino dei finzi-contini, riflettendo sul destino di coloro che non vi sono sepolti: “Io riandavo con la memoria agli anni della mia prima giovinezza e a Ferrara, e al cimitero ebraico posto in fondo a via Montebello. Rivedevo i grandi prati sparsi di alberi, le lapidi e i cippi raccolti più fittamente lungo i muri di cinta e di divisione e, come se l’avessi addirittura davanti agli occhi, la tomba monumentale dei Finzi-Contini. E mi si stringeva come non mai il cuore al pensiero che in quella tomba uno solo l’avesse ottenuto, questo riposo. Infatti non vi è stato sepolto che Alberto, il figlio maggiore, morto nel ‘42 di un linfogranuloma; mentre Micòl, la figlia secondogenita, e il padre professor Ermanno, e la madre signora Olga, e la signora Regina, la vecchissima madre paralitica della signora Olga, deportati tutti in Germania nell’autunno del ‘43, chissà se hanno trovato una sepoltura qualsiasi”.
lapidi e scritte, nell’orto degli ebrei, sono tra le più varie. alcune minuscole,
alcune riportanti le semplici iniziali del defunto,
alcune assai commoventi nelle loro manifestazioni di affetto da parte dei congiunti.

nora era una bella persona

le favole non finiscono mai
soffermarsi è stato molto bello. l’erba era intrisa di rugiada, nonostante splendesse il sole. molte tra le lapidi più vecchie andavano completando il loro processo di reintegrazione con la natura, semiaffossate nel suolo e ricoperte di erbe, muschi, foglie secche. un cimitero ad alto tasso di ossianesimo.
dopo la visita sono rientrata dalla porta per la quale ero uscita e ho cercato la signora, ma nulla: l’ho immaginata negli abissi del sonno, o in quelli di cabot cove, perciò ho aperto la porta principale e l’ho richiusa alle mie spalle senza far rumore. con l’animo colmo di letizia mi sono apprestata a ripartire verso la città della grande editoria, recandomi alla stazione ferroviaria. e la stazione, come è la stazione di ferrara?
come la maggior parte delle altre, la stazione di ferrara fa schifo, infestata da individui di dubbia reputazione, perdigiorno con preferenza per lo spaccio come metodo di sopravvivenza e atteggiamenti da rapper de noantri. non vengono dagli usa, tuttavia, e non sono kanye west.
ma per fortuna le bellezze di ferrara ancora sopravanzano il degrado:

qualche artigiano lavora ancora per la strada;
ci sono le finestre di vetro inciso;
il linguaggio è affettuoso anche nelle comunicazioni condominiali;
i preti portano ancora il cappello modello saturno;

alle poste di viale cavour c’è la sala di scrittura;

savonarola continua a flagellare vizi e tiranni;

e via delle volte è una piccola meraviglia.
postcards from lyon 8
dove si incontra un vecchio amico nel bel mezzo di un affresco, si va a piedi dall’uno all’altro arrondissement e si approda in un giardino di delizie
i lionesi sono perlopiù pacifici e gentili: tutti coloro a cui ho chiesto indicazioni mi hanno risposto volentieri e in maniera molto circostanziata, e molti mi hanno accompagnata per un tratto assicurandosi che andassi nella direzione giusta.
durante le mie lunghissime passeggiate non ho mai provato disagio o sensazione di pericolo: sarà la lunga ombra del capitano chérif, ma la città sembra piuttosto tranquilla, fatti salvi alcuni inevitabili balordi che tuttavia non paiono comprometterne la sostanziale paciosità.
la bellezza e la calma dei lungofiume verso ora di pranzo, quando turisti e locali perlopiù mangiano ed è facile trovarsi quasi da soli a passeggiare, sono impareggiabili. le attività serali / notturne degli avvinazzati che là vanno a gozzovigliare dopo il tramonto sporca in alcuni tratti la maestosità delle acque: molte sono le bottiglie vuote sulle rive, qualcuna addirittura galleggia sul fiume.
lungo la saona, l’angolo formato da rue de la martinière e da quai saint-vincent, nel primo arrondissement, ospita il bellissimo fresque des lyonnais.
realizzata dagli artisti della cité de la création, l’opera cita e raffigura ventiquattro personaggi della cultura di origini lionesi (si veda qui per l’elenco dei personaggi).

andré-marie ampère

antoine de saint-exupéry
quale non è stata la sorpresa di mrs. cosedalibri nel vedere rappresentato anche il suo idolo bernard pivot, l’autore della televisione culturale francese, l’anima di “apostrophes” e di “bouillon de culture”! per chi comprende il francese, qui si può guardare una bella intervista a bernard.

bernard pivot, insuperato giornalista culturale
da rue de la martinière, passando per il quai saint-vincent, si approda all’immensa place bellecour, gigantesco nido di delizie letterarie. collocata tra saona e rodano, nel secondo arrondissement, è una piazza immensa, i cui giardini sono attrezzati con chioschi di ristorazione e panchine, e tutto attorno alle due fontane sono disposte sedie per chi desidera rilassarsi nei pressi dell’acqua, facendosi cullare dal rumore degli zampilli.
al numero 29 della piazza sorge la libreria decitre, parte di una catena e risalente al 1907, che mrs. cosedalibri ha visitato in piena rentrée scolaire: vasti settori dedicati a letteratura, scienze umane, turismo, arte, storia, religione, infanzia, gialli e fumetti, libri scolastici e un assortimento fiabesco di cancelleria. oltre a una piccola fornitura di inchiostri colorati per le sue stilografiche – nei colori radiant pink e harmonious green di waterman –, mrs. cosedalibri ha acquistato tre taccuini, tutti giapponesi, tra cui il favoloso life: tutti a righe, con una carta splendida, promessa di scrittura assai scorrevole. bisognerà adesso provarli con le stilografiche e capire se si contemperano con la grafite delle matite palomino.

dove, all’ingresso di una libreria fisica, si celebra l’integrazione tra la lettura su ebook e quella su libri di carta: tea, la soluzione per vendere libri digitali in libreria

la sezione cancelleria

i taccuini giapponesi

qui e sotto, caccia al tesoro nella libreria decitre: indovinare il titolo dalla citazione, con l’indizio del libraio

la sacra teca della pléiade

1,46 eventi al giorno in libreria

creare una casa in libreria: un fiore su un tavolo
in questa piazza assai libresca, in cui trovano posto anche le misteriose éditions baudelaire (solo su appuntamento, recita la targa: che vorrà dire?) troneggia la statua del lionese antoine de saint-exupéry, che ci guarda dall’alto in compagnia del piccolo principe.
place bellecour non finisce, ma si trasforma senza soluzione di continuità in place saint-antonin, dove al numero 5 si trova l’expérience, una libreria piena di fascino specializzata in fumetti, che vende anche stampe, action figures e il resto collegato al settore.

il gigantesco bouquet che conclude place saint-antonin e segna il confine simbolico tra la piazza e il fiume rodano
postcards from lyon 5
dove si entra in paradiso attraverso un arco di libri
“Libreria a vocazione generalista, Le Bal des ardents vende libri, ed essenzialmente libri. […] Accogliamo lettori, curiosi, amatori e flâneurs dalle due rive.”
dal cartoncino pubblicitario della libreria, a disposizione sul banco
a poca distanza dall’hôtel de ville, fermata hôtel de ville, in rue neuve 17, c’è la libreria le bal des ardents, magnifica nella sua forma e nella sua disposizione.

l’ingresso della libreria
accoglie il visitatore un arco di trionfo fatto di libri, che immette in un completo luogo di delizie, un eden in penombra.

la sezione polar
c’è il tavolo delle novità, e poi ci sono gli scaffali in caldo legno, con l’indicazione di ciò che contengono in un font straordinario; con proposte di catalogo ragionate e, apoteosi che ha mandato in sollucchero mrs. cosedalibri, uno scaffale dedicato al “dada etc.”.
i francesi, in campo editoriale, paiono avere parecchie idee (d’altra parte cosa ci si può aspettare da un paese che in un popolarissimo supermercato, nel settore cancelleria, espone un cartello con una guida sulla durezza delle mine?).

settore cancelleria del monoprix: indicazioni sui diversi tipi di mine
mi ha colpita in particolare una collana di libri di piccolo formato – la collection modes d’emploi dell’editore le monde à l’envers –, libriccini dedicati al mondo del lavoro, con testimonianze dirette in forma di storie, in formato 14 x 10 con una grafica davvero accattivante. la mécanique des lettres ha una sovraccoperta bellissima, nera e oro su fondo beige. solo 3 piccoli euro.
le libraie presenti al momento erano molto gentili e professionali, non masticavano chewing gum e parlavano un francese corretto.

l’arco della filosofia

le stampe giapponesi

il libro di alain decaux su victor hugo: un’enorme pubblicazione, forse usata, per dodici euro
la ciliegina sulla torta è stato lo scaffale con la papeterie gallimard: sobrio, estenuato, antimoleskine.

un taccuino gallimard che è andato ad aggiungersi alla collezione di mrs. cosedalibri
postcard from lyon 1
dove si va alla ricerca di chérif
anche se non si direbbe, mrs. cosedalibri è una gran romantica, perciò è andata a lione per vedere i luoghi del tournage di chérif, una delle sue serie poliziesche preferite.
emozionatissima, in place bellevue ha visto dal vero la sede del commissariato e di fronte, in rue bodin, la casa di chérif, uno dei poliziotti televisivi più avvenenti del creato.
primo poliziotto beur di una serie televisiva francese, appassionato egli stesso di serie (da cui cita in continuazione), chérif è un tipo piuttosto anticonformista, che non esita a uscire di casa brandendo lo spazzolino da denti per finire di lavarsi usando l’acqua della fontanella alla fine della scalinata di fronte al commissariato, che però nella vita vera lascia il posto a un cestino della spazzatura.

il commissariato di chérif e adeline, in place bellevue alla croix rousse

la freccia rosa indica la porta d’ingresso dell’abitazione di chérif

al posto del cestino della spazzatura in chérif c’è una fontanella
è l’ex sposo dell’ebrea deborah: e in effetti nella fiction sullo stipite destro della sua abitazione – dove kader porta spesso i suoi sospetti per una chiacchierata e un tè – campeggia una mezuzah.

veduta dal piccolo parco nei pressi del commissariato

nel parchetto un’affascinante signora legge e fuma
adeline è una parigina ombrosa, apparentemente priva di senso dell’umorismo – ossessionata dalla morte del fratello, egualmente poliziotto, scomparso in circostanze equivoche –, che cede lentamente al fascino di chérif. la storia tra lui (abdelhaid metalsi) e adeline (carole bianic), che si manifesta con una lentezza esasperante (parliamo di stagioni, non di episodi), è frustrantissima, perché ovviamente, prima e dopo il soffertissimo bacio, sulla loro strada compare ogni sorta di ostacoli: ma allo stesso tempo è straordinariamente appassionata ed emozionante.
per andare da chérif si scende alla fermata del métro croix rousse.
dopo il pellegrinaggio, ancora sulle nuvole per la felicità, ho imboccato la grande rue de la croix rousse e l’ho percorsa in tutta la sua lunghezza, imbattendomi tra l’altro nella libreria vivement dimanche, che prende diverse vetrine anche su una stradina laterale e conclude l’angolo sulla grande rue trionfando nella sezione per adolescenti. per l’estate ha confezionato una vetrina dedicata al sud, come dichiara, a base di scrittori italiani e variamente latini.

nella vetrina di vivement dimanche l’idea di sud: cartoline di roma e venezia, e poi ferrante, d’urbano, de luca, venezia, avallone, sánchez piñol, somoza
per i suoi vent’anni farà una festa, a cui tutti i lettori sono invitati, il 10 settembre.

l’annuncio della festa sulla vetrina della libreria
a croix rousse c’è anche un monoprix.
è il momento dell’anno in cui in francia domina la rentrée scolaire, dunque, mi dico, la sezione cancelleria deve essere particolarmente ricca. ed è qui che inaugura la serie dei taccuini francesi / comprati in francia 2017, con uno strepitoso rhodia/clairefontaine grigio argento, con risguardi del medesimo colore e carta a righe.
more postcards from london 5
libreria waterstones trafalgar square: ESPECIALLY NOT BOOKS

waterstones for girls

lo scaffale della critica letteraria

especially not books
qui un articolo del “guardian” sul recupero della catena waterstones a opera di james daunt. d’altra parte, se una libreria è capace di trasformare il suo piano interrato in un campo da quidditch, c’è poco da sorprendersi: love you, jim!
solo per maigrettiani francofoni milanesi

la prima edizione di mon ami maigret, 1949
il 15 febbraio la libreria internazionale il libro organizza un incontro letterario su mon ami maigret. tutte le informazioni sono sul sito della libreria, qui. se vi piace leggere in lingua, la libreria il libro è da tenere d’occhio: organizzano incontri in inglese, francese, tedesco e spagnolo.
libreria internazionale il libro
via federico ozanam, 11
20129 milano
La casa dei lettori_indagine sulla libreria ideale

Letto nella libreria Shakespeare&Company, Parigi
Il Laboratorio di Marketing Culturale dell’Università di Roma Tre, sotto la guida dell’Ufficio studi dell’Associazione degli Editori Italiani, ha intrapreso un’indagine volta a costruire il profilo della libreria ideale per i lettori/clienti contemporanei. Dall’articolo sul “Giornale della Libreria”, che ne pubblica i risultati, non si comprende bene le dimensioni del campione intervistato (21 studenti, di età compresa tra 19 e 25 anni, oppure quegli studenti sono stati destinatari solo della tecnica di indagine di Zaltman?), ma in ogni caso emerge un desiderio di comfort e di appartenenza molto interessante per chi dovrà fondare o ristrutturare la propria libreria:
“Le indicazioni provenienti dai consumatori sono chiare: vogliono una libreria in cui poter passare il tempo, socializzare o ritagliarsi del tempo per sé […]”; “[…] gli individui riconducono al loro spazio ideale un luogo in cui sentirsi a casa, in cui avvertire una sensazione codificata come atmosfera calda nella quale convergono elementi quali: la luce naturale, il design attraente, il comfort […]”.
Chi scrive è sempre stata convinta che il futuro della libreria stia nel concetto di casa, e nel 2013 dichiarava a Bibliocartina che “Molti, troppi librai preferiscono lagnarsi della Feltrinelli che gli si è piazzata di fronte invece di impegnarsi a rendere la loro libreria un luogo unico, aggiornato, la vera casa dei lettori. E quando dico casa intendo un luogo dove uno si sente talmente a proprio agio da volerci ritornare.” Questa indagine romana, di cui si attendono altre tre puntate, aggiunge un tassello al convincimento di mrs. cosedalibri.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i lettori, quale sia la loro idea di libreria e, per i milanesi, quale considerano la libreria più ospitale in città.