
la copertina del libro
dopo il trionfo al victoria & albert di londra, il 19 gennaio ha aperto a roma (e durerà fino al 1° luglio) la mostra “the pink floyd exhibition: their mortal remains”, a cura di
aubrey “po” powell e paula webb stainton (qui un breve video di presentazione). la accompagna la versione italiana del volume dallo stesso titolo, prodotto da victoria&albert e realizzato da skira editore. la vostra anna albano ne ha curato l’editing con grande piacere.

i risguardi

il frontespizio

la doppia pagina introduttiva
sfogliando il libro si è assaliti da un grande rammarico per non esserci stati. sentite qua:
“Quando David Bowie incontrò David Gilmour dietro le quinte del concerto alla Royal Albert Hall nel 2006 gli disse che si sarebbe esibito con lui solo a condizione che cantassero Arnold Layne. Perché proprio Arnold Layne?, chiese poi un giornalista. Perché, spiegò Bowie, la parte vocale di Syd Barrett in quella canzone aveva cambiato la sua vita: gli aveva insegnato a cantare con la sua voce, il suo accento, esattamente come quando parlava, senza cercare di sembrare americano o nero o cool, a cantare essendo solo sé stesso.
I Pink Floyd mitizzarono Syd quale loro fondatore e spirito guida, ma quasi mai si riconosce a sufficienza quanto lui, Roger Waters, Richard Wright e Nick Mason insieme cambiarono il panorama musicale britannico (e di conseguenza quello mondiale). Per quanto abbia vissuto da vicino il loro avvento al successo – avendone prodotto il primo singolo e avendoli presentati al Club UFO in quei magici mesi del 1967 –, e per quanto fossi rimasto esaltato all’epoca dalla loro stupefacente originalità, non avrei mai potuto prevedere un impatto tanto duraturo.
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Nel giugno del 1965 l’esibizione di Allen Ginsberg fu la più acclamata dell’International Poetry Incarnation alla Royal Albert Hall. La primavera seguente (grazie alle “antenne” della libreria della controcultura Indica Books) Londra conobbe gli Acid Test organizzati da Ken Kesey a San Francisco e The Fugs, gli eroi della scena musicale del Lower East Side di New York. Numeri del “Village Voice” di New York vecchi di qualche mese riportavano le recensioni dei film underground di Jack Smith e Jonas Mekas, gli happening dei situazionisti sconvolgevano Parigi e i barbuti sostenitori delle droghe del movimento dei Provos diventavano forza politica della giunta comunale di Amsterdam.
Londra aveva i suoi eccentrici creativi, ma la sua funzione primaria nella rivoluzione che si stava pian piano agitando sembrava essere quella di crocevia. Personaggi straordinari vi fecero tappa mentre viaggiavano da Parigi all’Irlanda, da New York al Marocco o da San Francisco a Delhi. Il climax di Don’t Look Back è la permanenza di Bob Dylan a Londra durante la sua tournée del 1965. Dopotutto, la città aveva i Beatles, i Rolling Stones, le minigonne e King’s Road, fenomeni “overground” ormai consolidati e redditizi. Nemmeno nell’estate del 1966, quando una nuova energia stimolata dalle vicende politiche e dalla comparsa di droghe fino a quel momento sconosciute animava il globo, a Londra qualcosa faceva intuire che quella rivoluzione sarebbe stata speciale: fino a quel momento l’entusiasmo fu perlopiù importato da fuori.
Poi, all’inizio dell’autunno, cominciarono i fermenti nella zona W11 della città (i quartieri di Notting Hill, Ladbroke Grove e Westbourne Grove). Tutti i resoconti del movimento psichedelico underground londinese iniziano con gli eventi di beneficenza di Powis Square, il cui obiettivo era portare la Rivoluzione a Notting Hill Gate, quel tentativo idealistico conosciuto con il nome di London Free School. Le luci, la musica, l’atmosfera, i freak, le droghe, i Pink Floyd che si esibivano, i balli… improvvisamente ci furono un centro e appuntamenti ricorrenti di cui parlare, da aspettare con ansia, da confrontare con altri. La zona W11 fu rapita da un’esaltazione che era sotto gli occhi di tutti. Eravamo decollati!”
dal capitolo “Il decollo”: Syd Barrett, i Pink Floyd e la cultura underground londinese di Joe Boyd
il triangolo che separa le due parti del testo è una finezza del progetto grafico, con un richiamo alla copertina di the dark side of the moon.
divertitevi con i pink floyd: andate a roma e comprate il libro, che amazon offre con un ottimo sconto. al prossimo bell’editing.