Sabato 30 gennaio il liceo classico Omero di Bruzzano ha compiuto cinquant’anni e ha organizzato una festa bellissima per allievi, ex allievi, insegnanti.
L’Omero somiglia a un vecchio, affettuoso condominio anni sessanta, quando ancora andare dal vicino a chiedere un uovo non era cosa strana.

Questi studenti non trasportano uova, ma le vettovaglie per l’aperitivo
Collocato in un punto periferico di Milano, strategico per i paesi che gli stanno attorno, l’Omero è una scuola di eccellenza, per la qualità professionale e la competenza umana delle persone che vi lavorano. Entrare all’Omero non è come entrare, per dire, al Manzoni: all’Omero le mura non respirano storia ottocentesca, ma avrebbero piuttosto bisogno di una buona manutenzione, così come l’intero edificio. Che però si va progressivamente svuotando di classi, e viene lasciato a sé stesso e la manutenzione non la riceve. Qui la buona scuola è un’ottima scuola che le persone coinvolte realizzano da sé.

La professoressa Belardinelli insegna matematica, ed è felice

La professoressa Nava insegna scienze, è vicepreside, ed è felice

La signora Bertocchi sovrintende alle cose della scuola, ed è felice.

Studenti felici, e anche belli

Studentesse felici, e bellissime
I locali erano stracolmi di gente accorsa da ogni dove – c’era chi aveva guidato per trecento chilometri pur di essere presente.

Il greco è tutto: e grazie, professor Savino
C’erano le classi aperte con le pareti piene di immagini del passato e dell’oggi, i banchi pieni di libri pubblicati da chi ha insegnato o insegna, o ha imparato all’Omero: tante traduzioni dal greco del professor Ezio Savino, che abita l’Olimpo dei personaggi che hanno costruito il carattere del liceo ed è tornato all’Olimpo l’anno scorso, dopo una carriera appassionata, esemplare – sua l’imperitura frase “Il greco è tutto”, eternata in una targa a lui dedicata, che campeggia su una parete; libri di testo curati da professori in carica o che lo sono stati; la poesia di Marilena Renda, che all’Omero insegna inglese (qui trovate la sua biografia e qui un articolo con estratti dei suoi testi); i libri di Francesco Gallone, ex alunno che commercia in fiori finti e scrive gialli, tra i quali uno breve ambientato nella sua ex scuola.
La giornata è cominciata con una tavola rotonda cui ha partecipato anche l’assessore alla Sicurezza Marco Granelli, ex omeride.
Tra ricordi e rievocazioni di generazioni di studenti (anche intere famiglie) si sono imposti il plauso e l’augurio di un futuro sempre più ricco per il liceo classico, palestra indispensabile per il pensiero. Ha concluso il dibattito un commossissimo Alberto Rollo, studente della prima tornata e attualmente direttore letterario della Feltrinelli.
Dopo la tavola rotonda I prescelti di Dioniso hanno presentato lo spettacolo Concilium deorum e poi ha preso il via l’aperitivo con la visita libera alle aule.
Questa non è un’affermazione retorica: sabato scorso nell’aria c’era molto amore. Era evidente il piacere dello stare insieme di docenti e studenti, si respirava un profondo rispetto per i luoghi e per le persone. L’Omero è una scuola di forte sostanza ad alto tasso di felicità. D’altra parte su un tavolo dell’ingresso campeggiava un cestino pieno di minuscole pergamene da distribuire agli ospiti, su cui Carmela Fronte, professoressa di greco stimatissima, aveva scritto tra l’altro:
“C’è un luogo meraviglioso
dove si percorrono molti sentieri
che conducono all’Uomo.
Questo luogo si chiama scuola
va sempre sorvegliato, sempre protetto
come un fuoco nella notte
che ora divampa e dissipa il più profondo buio,
ora si acquieta e si spegne inaspettatamente.”
Può una scuola del genere estinguersi per mancanza di iscrizioni? Faccio un invito calorosissimo a chiunque abbia figli in età da ginnasio: scegliete l’Omero, e ci rivediamo alla prossima festa.