Questa volta dare soddisfazione a quel pungente appetito che mi coglie spesso quando traduco – lo stesso che mi genera un desiderio irragionevole di possesso mentre scopro, traducendola, la storia dei Serpenti di Bulgari – è stato facile.
Il testo è dedicato a un artista, a un bon vivant, mio simile nel suo amore per i libri e la cancelleria, che ha arredato una casa nel modo migliore per trovarsi sempre a contatto con oggetti e stati che possano nutrire senza interruzione la sua creatività. Il tutto a Varenna, ameno borgo lecchese sul lago di Como, a 6,40 euro di biglietto ferroviario da casa. Varenna, che non sapevo fosse stata sollazzo e rifugio di artisti, musicisti, letterati, uno fra i tanti Gaetano Braga, che a Varenna incontra Fogazzaro e gli si lega di amicizia:
“Lavorando a Varenna, sua dimora prediletta, vi conobbe, tra molti altri milanesi, la famiglia dell’avvocato Giacomo Venieri, i fratelli Vigoni, Antonio ed Egidio Gavazzi, padre Nappi, de’ Frati Bene Fratelli, uomo assai faceto, allegro e di buona compagnia, e la famiglia Fogazzaro, della quale il capo, Mariano, era uomo distintissimo, liberale, ed amante della musica, e il figliuolo Antonio coltivava con gran successo le lettere, e divenne poi celebre scrittore italiano e Senatore del Regno: Antonio fu congiunto al nostro Braga dalla più tenera e costante amicizia, fino alla morte. Del Fogazzaro Egli musicò quei deliziosi versi intitolati: La ricamatrice e in appresso la traduzione italiana di una romanza francese: Les trois Bouquets de Marguerite: il Fogazzaro, a sua volta, ritrasse maestrevolmente l’amico in quella suggestiva novella: Il maestro Chieco.”
Vincenzo Bindi, Gaetano Braga da’ ricordi della sua vita, qui.
Varenna è a un’ora esatta di treno da Milano. Borgo lacustre, vive d’acqua ovunque, dallo specchio principale ai frequentissimi rubinetti pubblici, fontanelle e rii che vanno a riversarsi nel lago e costituiscono il nutrimento principale delle felci, visibili in gran copia sui muri stillanti.
Nel lago va a riversarsi anche il Fiumelatte, “Il fiume più breve di Italia”: duecentocinquanta metri di spuma lattescente che si origina in un luogo impervio, raggiungibile dopo una passeggiata con un finale difficoltoso la cui ricompensa sono la visione di una sorgente che pare la chioma riccioluta di un dio albino e una bevuta di acqua gelida, gradevolissima al palato.
Anche la presenza del Fiumelatte è piuttosto breve: lo si trova da maggio a ottobre, dopodiché la sua candida opulenza va a nascondersi chissà dove, salvo ripresentarsi l’anno successivo. Il Fiumelatte si trova a Fiumelatte, frazione di Varenna.
Varenna è una piazza con due o tre alberi secolari alla cui ombra si può riposare e osservare il passeggio, essendo essi dotati tutto intorno di comode e discrete panchine; è qualche villa, il lungolago e un paio di chiese, San Giorgio e San Giovanni Battista.
Quest’ultima una chiesina romanica che conserva affreschi del Trecento e nel catino absidale ospita un Cristo con la Madonna e san Giovanni Battista ai lati, un Cristo strano, che indossa una sorta di bolerino orientale, come se fosse in procinto di esibirsi sulla piazza in uno spettacolo da mangiafuoco, ritratto seduto e non particolarmente sofferente, tanto che il sangue che sgorga dalle ferite dei chiodi appare come un dettaglio trascurabile.
E qui finiscono le osservazioni in libertà su Varenna e i suoi dintorni.
Sì, ma i libri?, si staranno chiedendo a questo punto i lettori. Per quanto mrs. cosedalibri abbia potuto constatare, a Varenna non ci sono librerie. Gli unici due libri avvistati erano in mano ai signori qui sotto.