e un paio d’anni fa antonio monda chiedeva a elizabeth strout (qui il post che lo segnala su “cose da libri”, ma il titolo di mrs. cosedalibri è meno elegante di quello di luca doninelli):
Esiste una scrittura squisitamente femminile? “Molti non saranno d’accordo, ma io non penso affatto che sia così: un autore, maschio o femmina, quando è grande, è in grado di raccontare anche l’altro sesso. Io penso che le pagine di Alice Munro o Margaret Atwood siano semplicemente alta letteratura, e non parlerei di letteratura femminile “.
Direbbe lo stesso di Jane Austen? “Riconosco che lei è forse un’eccezione: nel suo caso si sente in maniera prepotente lo sguardo femminile. Ma anche in quel caso vedo prima la grandissima autrice, poi il sesso”.
mi piacerebbe conoscere il parere dei lettori, maschi e femmine: esiste una scrittura “al femminile”?
a.: benissimo. tra l’altro sarò in via torino e in corso di porta ticinese c’è una libreria nuova che vorrei vedere. ci vediamo là davanti?
v.: a mercoledì.
immagine tratta dalla pagina facebook della libreria verso, milano
così il mercoledì arriva e v. e a. si incontrano alla libreria milanese verso, in corso di porta ticinese 40. entrano in un luogo che a. si era immaginato più grande. al piano terra di questa libreria-bar c’è un unico tavolino, che all’ingresso di v. e a. è occupato, così le due amiche si recano al piano di sopra, dove il posto c’è. verso è una libreria-bar, si diceva. appena entrate v. pronuncia, alla prima occhiata, la valutazione “be’, sì, è un posto un po’ bohémien”. la qual cosa fa ridere molto a.
immagine tratta dalla pagina facebook della libreria verso, milano
a. vuole un latte macchiato e v. vuole un caffè marocchino. v. e a. scoprono che nessuno porterà loro ciò che desiderano. caffè e latte arriveranno su un piccolo montacarichi che v. e a. dovranno aprire, dal quale dovranno prendere ciò che hanno ordinato e che poi dovranno richiudere. a. comincia a capire il vero significato della parola “bohémien” riferito alla libreria verso. per dirla tutta, i baristi-librai sono gentili, ma il servizio è improbabile. v. e a. si sforzano di passare sopra al servizio bohémien e fanno bene, perché trascorrono qualche ora sedute a un tavolo senza che nessuno le disturbi. questa, secondo a., è una condizione imprescindibile da soddisfare quando si va in libreria, perché a. il libraio petulante-posso-aiutarla non lo regge.
v. e a. parlano di molte cose e si divertono molto. c’è una leggerezza che dipende da loro e che il luogo non spezza.
v. e a. si alzano per andare. v. dice che le persone di verso sono state talmente gentili che vuole comprare un libro. a. è d’accordo. v. e a. esplorano i banconi, ce n’è uno con le ruote sotto che regge molta letteratura americana e molto malamud. a. è molto contenta, perché ama moltissimo malamud. verso propone molti editori piccoli e medi, da mattioli 1885 a minimum fax a voland; tiene bene in vista la letteratura israeliana e la sera ospiterà shulim vogelmann della giuntina per una chiacchierata sulla casa editrice. oltre ai libri, verso vende una piccola selezione di cancelleria con alcuni bei pezzi, molto bene allestiti. questo buon gusto salva la libreria verso dalla qualifica di libreria bohémienne. davide mosca, scrittore e direttore della libreria, dichiara su “repubblica” che quella della libreria è una clientela con gusti alti, che rifugge dai bestseller. però a. vede su uno dei banconi un libro che si chiama spade, scritto da giovanni gastel jr. è il racconto delle vicende di droga dell’autore e, nonostante quello che ne dice gian paolo serino su “satisfiction”, è un libro scritto malissimo, in uno stile un po’ retorico un po’ giovanilistico. a fronte di questa piccola caduta di stile verso ha tante altre belle cose, che v. e a. continuano a guardare. v. chiede un consiglio ad a. e a. le dice perché non compri olive kitteridge, è la storia di una donna con un pessimo carattere. ma no, dice v. (una persona molto colta che ha scritto di cose serissime e di occupa di cose serissime), ho voglia di un harmony, di qualcosa del genere. mi sono molto piaciute le sfumature, continua davanti a una biografia di furio jesi, le ho lette tutte e tre. a. non può trattenere una risata oceanica, di divertimento e di sollievo. sollievo di non essere di fronte a una signora pensosa che legge solo libri pensosi e vuole convertire il mondo alla sua pensosità. discettiamo delle sfumature, poi v. annuncia che sta leggendo grey, che sarebbero le sfumature viste dalla parte del protagonista.
ah, e delle sfumature ha visto pure il film alla tele, dice.
a. chiede se l’hanno proposto in fascia protetta, e v. risponde che certo, ma insomma, c’è di molto peggio, in televisione, che qualche frustino e la storia del ragazzo schiavizzato da mrs. robinson. a. è deliziata e pensa che le ore trascorse in libreria siano state ore perfette.
ah, la recensione della libreria verso è positiva. gli unici due difetti che le si possono imputare sono l’assenza di camerieri veri, e il fatto che non vendono grey.
grey non ce lo avevano, e qualcosa dovevo pur comprare