francesca chiusaroli, docente di linguistica all’università di macerata, propone una traduzione di pinocchio in linguaggio emoji, con testo italiano a fronte. il libro è uscito il 20 novembre per i tipi di apice libri.
qui trovate una opinione sulle faccine espressa dalla traduttrice isabella blum.
Riporto qui sotto alcune condivisibili considerazioni della traduttrice Isabella Blum che, nell’ambito di un discorso più ampio sulla punteggiatura, così scrive a proposito della comunicazione sui social network.
Nella nostra discussione sui segni di punteggiatura più problematici, sono rimasti per ora esclusi tre segni: più “semplici”, ma sui quali vale comunque la pena di spendere qualche parola. I puntini di sospensione; il punto interrogativo; il punto esclamativo.
Si tratta di segni di punteggiatura che possono caricarsi di una valenza emotiva e che vengono utilizzati con una funzione quasi-emoticon. In questi casi, molto spesso sono utilizzati in modo incontinente (treni di puntini di sospensione, o di punti esclamativi/interrogativi, o addirittura di entrambi – ogni frase si conclude con questi segni, mai un punto fermo che non ammicchi).
Questa tendenza – soprattutto quando l’unico modo in cui una persona comunica è con la scrittura di sms, post su FB e simili – ha un versante sinistro: ogni volta che lo scrivente deve esprimere un sentimento, non lo fa a parole, ma cliccando sull’emoticon adatta a descriverlo (per inciso, a volte, nella corrispondenza e-mail privata, lo farei volentieri anch’io, ma non mi riesce di trovare l’emoticon “giusta”, e ci rinuncio…).
Chi scrive non dice “Sono furioso, così furioso che ammazzerei qualcuno … quel vecchio stupido imbroglione. / Mi sento mortificato, umiliato, sono proprio a terra. / Scoppio di gioia – una gioia profonda che mi viene da ogni fibra del corpo. Canterei – se non fossi stonato. /Sono perplesso, sconcertato: non so proprio cosa pensare, il comportamento di X mi ha preso alla sprovvista./ Eccetera”. Semplicemente, costui clicca su una faccina… Non è che alla fine gli mancheranno le parole per esprimere i suoi stati emotivi?
Abbiamo visto che la scrittura è una capacità che va insegnata, studiata, ponderata, esercitata; se ci abituiamo a queste scorciatoie fin da bambini, non è che poi ci ritroviamo un po’ analfabeti?
Guardate che non è un problema banalmente linguistico. Per scrivere quello che provo, ho bisogno di analizzare i miei stati d’animo e di trovare, nella tavolozza delle parole, la coloritura giusta, la sfumatura che mi descrive. Questo implica un’autoanalisi. E se sto descrivendo qualcun altro, implica empatia. Intelligenza inter- e intra-personale. Il colpo d’occhio necessario a scegliere l’emoticon bypassa tutto questo lavoro intelligente. Contribuisce a renderci emotivamente analfabeti.
Isabella Blum è una traduttrice professionista e docente: qui il suo ponderoso curriculum.
“Cose da libri” è molto felice di ospitare il brano qui sopra, poiché Isabella, abituata da lunga pezza a navigare da una lingua all’altra, da una trasposizione all’altra, ha il raro dono di un’estrema chiarezza di scrittura, una caratteristica che questo blog, i lettori lo sanno, apprezza in sommo grado.
Isabella Blum ha molto da insegnare e lo insegna benissimo: insegna a tradurre e insegna a scrivere, con molta grazia e grande rigore. Non la trovate nel mainstream di corsi e scuole di scrittura creativa con i soliti noti, anche se sarebbe bene che di alcuni ci liberasse con la forza della sua competenza: lei organizza dense lezioni sul web, efficientissimamente organizzate, di quelle lezioni che quando hai finito “vorresti che l’autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”, lezioni di cui rivelare l’esistenza ad aspiranti autori, ad autori in cerca di un po’ di fresco, ad aspiranti traduttori e a traduttori navigati che vogliono continuare il loro viaggio.