cose da libri

dove si esplorano parole e si va a caccia di idee


4 commenti

giovanni non è lui_creare in altri luoghi

milanofree.it_giovanni-testorichi fosse interessato a giovanni testori e desiderasse leggere una ricca biografia dell’autore di novate milanese può trovare quella curata da fulvio panzeri sul sito della fondazione mondadori, e precisamente qui.

l’attenzione di mrs. cosedalibri si è appuntata sull’anno 1958, quello dei racconti del ponte della ghisolfa. a proposito di questi, testori rilascia un’interessante dichiarazione su un argomento che “cose da libri” ha affrontato qui e qui – vedi anche alla voce cancelleria: è la questione del displacement, dello scrivere o rivedere in un posto che è tutt’altro dal luogo di lavoro abituale.

“Ho sempre scritto a mano. Detesto quel rapporto asettico con la macchina da scrivere, che uso solo per l’ultima stesura. Lavoro bene nelle zone di non appartenenza. I racconti del Ponte della Ghisolfa li ho scritti al parco, nei bar, alla biblioteca d’arte del Castello. Ho sempre lavorato così e non ho mai capito perché: al bar, in treno… Nei luoghi dove non sono ‘io’”.

profile-1.png

una delle ultime palomino, la 54, dedicata ai surrealisti. ampiamente provata da mrs. cosedalibri, che la raccomanda in virtù della sua moderata pastosità e di una scorrevolezza che non paga pegno a sbavature: ideale per la revisione di testi

a proposito del rivedere, riprendo da un antico post di questo blog (sì, mi sto autocitando, ma la cosa è funzionale al discorso):

“questo è il felice momento in cui, dopo la prima lettura su carta e gli interventi sul file (che hanno sommato quelli su carta e quelli che venivano sul momento, mentre lavoravo), terminato il primo livello di lavoro, faccio stampare il risultato in copisteria, rilegato a spirale. mi procuro diverse penne colorate. e poi mi sposto dalla scrivania di casa a una poltrona della feltrinelli (scusate, librai indipendenti, ma normalmente voi non avete una sedia, oppure non è possibile rimanere da voi ore e ore senza che qualcuno si avvicini e mi chieda se può aiutarmi). questo tipo di displacement, quando si fa editing o si traduce, è molto utile per recuperare freschezza, ancora di più se tra la fine della prima fase del lavoro e l’inizio della seconda si lascia trascorrere qualche giorno.

è il momento in cui capisco se ciò che ho tolto rende il testo eccessivamente obliquo, se ho ceduto alle mie manie di laconicità, se ho detto talmente poco da non mostrare nulla. se le parti sono equilibrate, se i personaggi sono rimasti tondi, se sono troppo secchi, se bisogna chiedere all’autore di riscrivere, rimpolpare, sfrondare, precisare.

è anche il momento della verità, in cui l’autore rilegge in parallelo a te e presto ti dirà se si riconosce nella voce in parte nuova con cui parla il suo testo. il tempo in cui misuri, oltre alle capacità ‘tecniche’, anche quelle di relazione e di comunicazione.”

e insomma, quando scriviamo, o rivediamo alla luce di qualche sedimentazione, siamo tutti un po’ giovanni, che però non è lui.


Lascia un commento

una matita per ada, figlia di anne isabella milbanke

220px-Miniature_of_Ada_Byron

ada a quattro anni

la quale isabella la concepì con lord byron, il quale si diede alla latitanza quando la bambina non aveva ancora compiuto un anno. ada crebbe con la madre e divenne come lei matematica, passando alla storia come prima programmatrice di computer. leggetene qui e qui, e sappiate che in questi giorni è nata la blackwing 16.2 di palomino a lei dedicata. qui trovate il video che celebra la nuova nata: è bellissima.

Blackwing16.2-Post-1030x211

 


2 commenti

bonvini + bonvini_libri finti clandestini in residenza

lfc3qualche giorno fa, da bonvini – di questa magnifica cartoleria-tipografia avevamo già parlato qui – si è inaugurata la piccolissima mostra del collettivo libri finti clandestini. l’apertura è stata preceduta da una residenza settimanale degli artisti nell’atelier 1909, il nuovo spazio bonvini, attraverso la cui vetrina si poteva osservare il collettivo al lavoro.lfc_3

la politica bonvini, che ha dato sinora ottimi frutti, è quella dei passi avveduti: accurate selezioni di oggetti legati a carta, stampa, cancelleria – a proposito: chi cercasse l’ultimo modello di casa palomino trova in bonvini una certezza – e di iniziative, e adesso questo piccolo spazio giusto dietro l’angolo, che a giudicare dall’esordio promette benissimo.

ecco l’autodescrizione di libri finti clandestini:

“Libri Finti Clandestini è un esperimento di autoproduzione nell’ambito del riciclo, in relazione all’editoria e al design il cui scopo è quello di realizzare veri e propri libri (sketchbook, taccuini, diari di viaggio, “libri oggetto”, carnet de voyage…) usando solamente “carta trovata in giro”, carta che la gente considera spazzatura: scarti di tipografie, prove di stampa e carte di avviamento, sacchetti della spesa, poster, buste, sacchetti del pane, carta da parati…
Essi possono essere piccole tirature pop up (edizioni di 50, 100 numeri) o libri pronti per essere scritti, disegnati o per assumere qualsiasi altro significato il possessore voglia dargli.”

lfc6libri e quaderni da usare a piacere e poi libri unici, pieni di grazia, pop up in cui dimorano piccoli circhi d’antan, omaccioni rotondi che sostengono le evoluzioni di acrobate leggiadre, forzuti sollevatori di pesi, viaggiatori in paesi lontani.islanda

dav

lfc5ritagliando e creando miniuniversi libri finti clandestini è arrivato sino in giappone, e prevedibilmente camminerà ancora molto. magari reggendosi poeticamente sulla fune come gli atleti circensi un po’ malinconici che vivono nei suoi libri.

IMG_20171125_182635.jpgcome bonvini, lfc poggia su un relativo superfluo, su un nulla che si fa sostanza nello sguardo e nelle azioni di chi osserva, immagina, scrive, disegna, impara a stampare. e tutto si fa nutrimento, tutto si tiene, tra via tagliamento e corso lodi, a milano.

dav

sdr

sdr


6 commenti

Lady Macbeth e il fattore U_Fratelli Bonvini a Milano

2015-10-01 15.50.27Ho scoperto delle nuove matite, le migliori che abbia mai avuto. Naturalmente costano anche il triplo; sono nere e morbide, ma non si rompono. Credo che userò sempre queste. Si chiamano Blackwing e scivolano sulla carta.

John Steinbeck

2015-10-01 15.50.38Intanto la vetrina era bellissima. Tutta incentrata sulle matite Blackwing, fresche arrivate a Milano da Stockton, California: Blackwing Palomino, Blackwing Pearl, Blackwing 602, in vendita accomodate in confezioni di lusso, oppure nelle scatole di cartoncino da dodici, o anche sfuse a un prezzo conveniente – per non parlare della possibilità di averne un tot per tipo in una scatola da dodici (e questa è una gentilezza dei proprietari del negozio) –, con gli appositi temperamatite dotati di un foro per il legno e di uno per la mina.

2015-10-01 15.51.03

2015-10-01 15.51.11

Libri per tutti

2015-10-01 16.02.07

La vetrina è quella di Fratelli Bonvini, cartoleria e tipografia in via Tagliamento 1, a Milano dal 1909, rilevata di recente da alcuni appassionati professionisti del settore che l’hanno restaurata e riportata in auge con grande sensibilità, preservandone con amore spazi preesistenti e merci ereditate.

2015-10-01 16.02.17

2015-10-01 16.02.39

2015-10-01 16.02.55

2015-10-01 16.04.50

2015-10-01 16.05.02L’area di vendita è a ferro di cavallo, con tre pareti ricolme di tutti gli strumenti che fanno la felicità di chi ama scrivere a mano – matite, temperamatite, gomme, penne –, una ponderata selezione di pezzi d’epoca convive con le cose nuove, quasi senza soluzione di continuità e in grande armonia. I pastelli Giotto nella confezione piccola, dotazione dei bambini delle elementari d’antan, biglietti per accompagnare regali prodotti negli anni quaranta; e poi una sezione dedicata ai rarefatti libretti delle edizioni Henry Beyle.

2015-10-01 15.52.02

2015-10-01 15.52.13

2015-10-01 15.52.22

2015-10-01 15.52.26

2015-10-01 15.52.54

2015-10-01 15.53.09

2015-10-01 15.53.46

2015-10-01 15.54.18

2015-10-01 15.54.26

2015-10-01 15.56.04

2015-10-01 15.56.36

2015-10-01 15.57.04

2015-10-01 16.01.10

Nella sala della stampa c’è una finestrella che consente la vista sulla stanza d’ingresso. In questa immagine si intravede Edoardo Fonti, amministratore delegato di Bonvini e grande intenditore di cancelleria. L’amico ideale

A destra dell’ingresso c’è una stanza che ospita le macchine da stampa e il paradiso dei caratteri. Gli attuali gestori mantengono in vita le Heidelberg producendo piccole tirature di testi preziosi, come le ventidue ricette futuriste stampate con i caratteri mobili Bonvini per la mostra “Pranzo improvvisato”alla Triennale di Milano.

2015-10-01 15.57.59

2015-10-01 15.58.12

2015-10-01 15.58.29

2015-10-01 15.58.44

2015-10-01 15.59.12

2015-10-01 15.59.54

2015-10-01 16.00.07

2015-10-01 15.59.27

Una serie di utensili esposti nella stanza della cancelleria

Nella stanza attigua si trova un’esposizione di cancelleria vintage, quaderni compresi: tutto riportato in vita dall’enorme patrimonio che la vecchia gestione ha custodito per più di un secolo (per un sintetico profilo storico di Fratelli Bonvini leggete qui).

Bonvini è l’unico importatore di Blackwing in Italia, cosa di cui mrs. cosedalibri è immensamente felice, in quanto ciò significa la fine di lunghe attese di agognati pacchetti provenienti dagli Stati Uniti. Qui potrete leggere (in inglese) un recensione di Heather Heure che lega le caratteristiche della Blackwing 602, originariamente prodotta da Eberhard-Faber, alla creatività. Qui (sempre in inglese) il blog The Writing Arsenal fa un confronto tra la 602 originale e la 602 Palomino.

Da Bonvini tutto è misurato e accuratissimamente selezionato, eppure non c’è nulla di quella atmosfera insopportabilmente hipster che si respira in certi negozi milanesi ove si vende in abbondanza l’aria fritta.

Il fatto è che in questo negozio c’è il fattore U, il fattore umano che fa la differenza e che non è solo strategia di marketing. È cortesia autentica, competenza non avara, grande desiderio di riunire attorno a sé una comunità di persone interessate alla qualità. In questo luogo si scorge parecchio di quel latte dell’umana tenerezza che tanto era inviso a lady Macbeth. La quale non avrebbe mai varcato la soglia di Bonvini, e mal gliene sarebbe incolto.

2015-10-10 11.24.16

Piccola appendice personale: le matite che mrs. cosedalibri ha comprato da Bonvini

2015-10-10 23.54.18

2015-10-10 23.55.43

2015-10-10 23.56.24

Il preziosissimo, efficientissimo temperamatite

2015-10-10 23.58.52

Dettaglio delle gomme, che si possono comprare anche a parte


Lascia un commento

Moleskine Chapters _in viaggio con Ralph Waldo e Raymond

2015-09-26 10.56.16

A destra, i nuovi Moleskine Chapters in tutte le misure; a sinistra, Note Card e Postal Notebook, per inviare parole e disegni attraverso la posta

“Abbi cura dei tuoi pensieri. Arrivano inaspettati, come un uccellino sull’albero che prima non c’era, e se torni al tuo lavoro quotidiano spariscono”, scriveva Ralph Waldo Emerson.

C’è un modo per non tornare subito al lavoro quotidiano, almeno non prima di aver estratto dalla tasca un Moleskine Chapters.

2015-09-26 10.58.01I nuovi Moleskine sono fatti apposta per raccogliere idee. Propongono una sistematizzazione dei nostri pensieri, su fogli a righe o a puntini, in sei capitoli (l’ultimo è composto di pagine staccabili) che possono diventare il diario di altrettanti progetti e un’appendice di to-do lists (l’intellettuale nomade metropolitano fa anche la spesa; ma le liste servono anche a molto altro).

Il dorso dei Chapters è cucito a vista, un tipo di rilegatura che consente un’apertura completa del taccuino senza danneggiarlo.

2015-09-26 10.58.27Il flâneur che volesse uscire senza borsa o altri impedimenti al suo libero camminare per la città potrà infilare agevolmente la versione pocket in una tasca; chi volesse usarlo in casa troverà le versioni medium e large. La carta è la classica avorio Moleskine 70 grammi, su cui scorrono benissimo una classica stilografica Waterman con pennino sottile e una Palomino Blackwing; meno soddisfacente è stata la performance di una Caran d’Ache e di una matita Dixon Ticonderoga.

2015-09-26 10 nuova mauveUna delle cose che più hanno attratto mrs. cosedalibri è lo splendido colore mauve scelto per una delle copertine dei taccuini, che l’ha fiondata direttamente all’inizio del secolo breve, tra i romanzieri distratti che popolano l’Icaro involato di Queneau. Nella fattispecie, il colore è citato nel dialogo tra Jacques e Jean, colti mentre discutono del loro lavoro:

Jean […] dimmi, caro Jacques, a che punto sei col tuo lavoro?

Jacques Ebbene, continuo a redigere il mio romanzo.

Jean Qual è il soggetto? Me ne hai parlato ier l’altro, ma in modo direi quasi oscuro.

Jacques Soggetto? Non ne ha.

Jean Non ha soggetto! Ecco qualcosa di sbalorditivo.

Jacques Vorrei dar l’impressione del colore mauve.

Jean Continua, m’interessi e mi sorprendi.

Jacques Se avessi scelto di dare l’impressione del colore violetto, avrei scritto un romanzo sugli ambienti ecclesiastici. Ad esempio, un prete ambizioso che aspira all’episcopato e fors’anche al papato. Spera di diventare il primo sommo pontefice francese.

Jean Che è vestito di bianco, non di violetto.

Jacques Perciò vi ho rinunziato. […]

Jean Ma, a parte il mauve, non ci sarà nient’altro?

Jacques L’adulterio.

Jean L’adulterio! Un soggetto sfruttato, se oso dire, più ch’altri mai. Comunque, noi tutti, romanzieri di questo secolo che si avvia al tramonto, parliamo di adulterio. Quanto a me, non parlo d’altro! Mi deludi. E pensi alla posterità? Dovresti scegliere qualcosa d’altro, meno fine secolo.

Jacques Ma il mio adulterio sarà mauve.

00EF00C304802928-c1-photo-oYToxOntzOjE6InciO2k6MjM5O30=-violet

È da poco arrivato l’autunno e non c’è nulla di più bello che rubare un poco di tempo al lavoro per soffermarsi in qualche angolo della città, panchina o sedile di parco non importa, o per entrare in un bar tranquillo muniti di taccuino Chapters. Per scrivere cose nuove, sistemare le cose già scritte, capire a che punto sono i progetti. È consigliato l’uso di una stilografica con pennino sottile, ché il segno più corposo di quelli medi potrebbe trasparire sul retro del foglio. Per ricavare il massimo piacere dall’esperienza, usate inchiostri di buona qualità. E color mauve, ça va sans dire.

2015-09-26 10.56.02

Preparazione all’autunno: Moleskine, matite e penne di qualità, zucca mantovana, mele del Trentino, mango da Israele. E rose che vanno avvizzendo


1 Commento

quando l’editing produce pathos_storia a lieto fine

"Who is this tiny stranger with whom I cannot part? Although she is only one day old, she has stolen my heart."

ci prendiamo cura di libri neonati. courtesy.

siamo in presenza di una bella storia.

una storia forte, che svela dal suo interno un mondo su cui di solito le cortine sono calate, anche per volontà di separatezza di molti che in quel mondo vivono. accade poi che in quella comunità religiosa, tradizionalmente molto attenta ai ruoli, una donna si cimenti nella complessa impresa di conciliare, giustificandolo e facendolo rientrare all’interno della cornice dei precetti, le proprie aspirazioni di ragazza laureata in una prestigiosa università con le non negoziabili istanze legate al suo ruolo di moglie e di madre di molti figli.

accade anche che questa donna decida di raccontare la sua vicenda e che il racconto attiri l’attenzione di un editore importante. il testo viene vagliato internamente, accettato per la pubblicazione e poi affidato all’esterno, e nella fattispecie a mrs. cosedalibri, per tutto l’editing necessario. necessario: perché l’autrice, nell’ansia di non trascurare nulla, dice tutto ma proprio tutto, e così facendo smorza la tensione e il ritmo della narrazione. non invita il lettore alla curiosità ma svela punto per punto, precisa, arrotonda, riempie. spesso emette giudizi, frustrando la complessità di un personaggio che ha tutte le premesse per essere più sfaccettato e meno convenzionale. c’è poi la questione del titolo, talmente forte e talmente pensato per connotare la vicenda che non sono possibili deroghe dall’idea centrale.

il lavoro di editing è consistito nel tentativo di mantenere la freschezza anticonformista delle premesse, eliminando o modificando le parti non funzionali, i pensieri ripetuti, le descrizioni puntigliose, i giudizi. così facendo la quantità di testo è diminuita considerevolmente.

se si considera che il romanzo è autobiografico e che la sua autrice non ha ancora preso la giusta distanza dai fatti, si può intuire che tagli e modifiche (che davvero mettono in tutta evidenza la forza della storia, liberandola da ostacoli continui al ritmo e da notazioni pleonastiche) rappresenteranno per l’autrice altrettante ferite. sono questi i casi in cui un editor è chiamato a saper presentare la necessità del suo lavoro vestendo alternativamente i panni dell’autore e del lettore, cercando di far comprendere all’uno le necessità dell’altro.

con il manoscritto su cui sto lavorando sono giunta proprio a questo punto. domani, di fronte all’autore e all’editore, dovrò dare conto dei miei interventi e giustificarli uno per uno, allo scopo di dimostrare che sono tutti funzionali e che nulla di arbitrario è stato fatto. sarà una lunga riunione.

aggiornamento: è stata una lunga riunione, sì. quasi quattro ore in cui autrice, editor interno e io abbiamo lavorato e ragionato su circa trecento cartelle di testo, senza interromperci neanche per un caffè. una seduta densa di tensione positiva, con un’autrice che ha saputo superare il disorientamento iniziale – quello provocato dai segni colorati che indicano sui fogli i tagli e le proposte di modifica – e collaborare fattivamente alla riuscita.

in particolare, per la fine siamo riuscite a trovare una soluzione che implica la riscrittura di un capitolo e una direzione psicologica diversa per la vita della protagonista: si è ripetuto il miracolo della nascita e del compimento di una storia, della discussione di una vicenda e dei suoi sviluppi come se si parlasse di accadimenti e persone reali, segno che l’autrice ha saputo dare vita a un testo che parla a chi legge. prossima tappa: la prima bozza.