cose da libri

dove si esplorano parole e si va a caccia di idee


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hair fetish

disciplina s. f. [dal lat. disciplina, der. di discipŭlus «discepolo»].

  1. a. letter. Educazione, ammaestramento, insegnamento. […] 2. a. Complesso di norme che regolano la convivenza dei componenti di una comunità, di un istituto e sim., imponendo l’ordine, l’obbedienza, ecc.; e l’osservanza stessa di queste norme b. Complesso di norme emanate per regolare determinati rapporti giuridici o d’altra natura […]. 3. a. Specie di flagello formato da un mazzo di funicelle intrecciate, usato per percuotersi le carni, nella pratica di mortificazione ascetica. […] b. estens. Penitenza, castigo, o provvedimento punitivo.

dal vocabolario treccani online, senza gli esempi

pantene ricci perfetti maschera disciplinante intensivadiversi fabbricanti di prodotti per capelli paiono rispondere a un oscuro richiamo feticista, a una volontà BDSM che rasenta il militarismo. propongono, per le chiome, ordine e disciplina, disciplina soprattutto: la promettono il disciplinante tale e il disciplinante talaltro. promettono la domatura della chioma, la riduzione a liscio di ciò che è riccio, l’assoggettamento totale del patrimonio tricologico. trasformano il rito dello shampoo in una cerimonia di aggressiva riduzione in schiavitù con il nobile fine della compostezza.

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domare

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persino alcuni insospettabili prodotti finto-green svelano il volto della perversione


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a letto con sherlock_ la campagna pubblicitaria delle librerie israeliane steimatzky

Steimatzky-ad-campaign-Sherlock-Holmes

via bookpatrol, la campagna pubblicitaria, davvero favolosa, che steimatzky, una libreria di catena (sì, di catena) israeliana, ha proposto di recente: i lettori vanno a letto in compagnia del loro personaggio letterario preferito. am israel chai.


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‘fanculo, bastardo

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Courtesy it.film-cine.com

Concordo con quello che dice Annamaria Testa sulla modalità un po’ debole e sulle incerte finalità della campagna Yamamay sulla violenza contro le donne. Non concordo affatto quando la signora specifica “Sceglie piuttosto maldestramente un termine forte, “bastardo”, che però è politicamente scorretto (stigmatizza i nati illlegittimi e, guarda un po’, sono le donne non sposate ad avere figli ‘bastardi’. Un imminente adeguamento normativo dovrebbe, se pur con enorme ritardo, porre fine a questo stato di cose).”

Quel “guarda un po’, sono le donne non sposate ad avere figli ‘bastardi’” è pura forzatura.

Cosa si dovrebbe scrivere, “Ferma il nato illegittimo”? “Malta illegittima”? Cosa sarebbero, quelli di Tarantino, degli illegittimi senza gloria? Dovremmo cambiare il nome alla viola bastarda, per scongiurare il pericolo di suoni spurii? Signora Testa, esca dal suo lussuoso ufficio, consenta al vento di scompigliarle il caschetto eternamente perfetto, icona della ragazza di buona famiglia che si prestò alla causa femminile (meglio la più sincera cascata di riccioli di Loredana Lipperini: totalmente anacronistica, ma denuncia in positivo una freschezza non sopita): meglio non pensare troppo, prima di pronunciare un sincero vaffanculo.


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il copywriter peugeot e una certa idea dell’aggettivo

sezioni__Logo_Le_Immancabili-640__25__.1le offerte peugeot sono effettivamente immancabili. nel senso che non mancano mai mentre, ad esempio, ascolti la radio, su qualunque stazione. epperò questa è tautologia. il copywriter peugeot voleva in realtà far passare il messaggio che le offerte peugeot non si possono mancare poiché sono molto convenienti. epperò il copywriter peugeot, prima di scrivere la sua pubblicità, non è andato a consultare l’immancabile vocabolario treccani:

immancàbile agg. [der. di mancare]. – Che non manca e non può mancare, in quanto è abitualmente presente o si ripete regolarmente (in frasi che hanno spesso una sfumatura ironica): dove c’è una festa, egli è i.; era presente l’i. segretario; l’i. cerimonia di fine d’anno. Per estens. (sul modello del fr. immanquable), di cosa che accadrà sicuramente, che non può mancar d’avvenire: l’effetto è immancabile.


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nigra sum sed formosa

E in effetti la bruna protagonista dello spot della Lancia Ypsilon e Musa Ecochic è una specie di Sulammita dall’occhio ceruleo, che nelle intenzioni del creativo che ha scritto lo spot è raffinata, poiché indossa vesti raffinate, e intelligente, poiché mentre aspetta che Salomone torni a casa legge il Cantico dei Cantici, non mancando, tuttavia, di percorrere il giardino a piedi nudi.

Venga il mio diletto nel suo giardino
e ne mangi i frutti squisiti. 

La voce fuori campo dice che Ecochic è prendersi tutta la libertà con più di millecinquecento chilometri di autonomia; intanto le pagine del Cantico si girano da sole, mosse dalla brezza.

Dov’è andato il tuo diletto,
o bella fra le donne?
Dove si è recato il tuo diletto,
perché noi lo possiamo cercare con te? 

Qui si ha la sensazione che Salomone ritardi perché, oltre alle grazie di Sulammita, lo inebriano anche i  millecinquecento chilometri che può percorrere con un pieno. E millecinquecento chilometri, si sa, non si percorrono in quindici minuti.

Il mio diletto era sceso nel suo giardino
fra le aiuole del balsamo
a pascolare il gregge nei giardini
e a cogliere gigli. 

Io sono per il mio diletto e il mio diletto è per me;
egli pascola il gregge tra i gigli. 

Io temo, Sulammita, che il tuo diletto stia pascolando la sua Ecochic.
E insomma, aspetta, aspetta, ma Salomone di arrivare proprio non ne vuole sapere.

Vieni, mio diletto, andiamo nei campi,
passiamo la notte nei villaggi. 

Ma Salomone pare avere inclinazioni decisamente metropolitane. E in effetti non lo vediamo mai, il cialtroncello, sino alla fine dello spot, tanto che Sulammita, invece che cercare consolazione nel libro, lo fa a pezzi e tutto intorno alla sua figura, al centro di una terrazza, ne cadono scenograficamente le pagine. E siccome, seguendo l’invito della voce fuori campo, evidentemente il suo diletto se ne è andato a vivere senza limiti sulla Ecochic, a Sulammita non rimane che distendersi incongruamente sul duro piano di una specie di mobile (ma non poteva andare a immalinconirsi su un giaciglio?), crocifissa in un’attesa che pare senza fine.

Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
non destate, non scuotete dal sonno l’amata,
finché non lo voglia. 

Così dice Salomone, e intanto prende tempo e ingrana la marcia per un altro bel giretto sulla Lancia.


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nel caso foste aspiranti omicidi,

e voleste compiere il vostro delitto da psicopatico nelle profondità di acque che tutto attutiscono e lavano, dal 29 settembre sarà disponibile presso il lidl quello che nella loro newsletter è evidenziato come l’affare della settimana: la sega a immersione qui a destra. dotata, tra l’altro, di una lama con denti in metallo duro.


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non c’è posto per il dottor de wan

Desolante sgrammaticatura sull’elefante Italia firmato da Marco Balestri e Federico l’Olandese Volante per l’Elephant Parade di Milano

Dietro all’elefante Italia si intravedono, di spalle, gli autori: a sinistra Marco Balestri, a destra l’Olandese Volante

Nipapat Yaimali, Mosha in Italy (a ricordo dell’elefantino con la protesi)

Katy Perry con Erin Lareau, Dumbina


 
Alla presentazione dell’Elephant Parade (qui una cronachetta per capire di cosa si tratta) – nelle enfatiche, ritrite parole del copywriter dell’assessore alla Cultura Moda Expo e tutto il resto Stefano Boeri “l’idea di vedere la nostra città pacificamente invasa da una moltitudine colorata di cuccioli di elefanti, animali simbolo di stabilità e di immutabilità, a grandezza naturale, è straordinaria” – si è dato il singolare accidente che i convenuti fossero in ritardo rispetto ai relatori. Alcuni convenuti, maleducatissimi – come peraltro l’assessore, che adducendo impegni in giunta non si è presentato (non rinunciando però a scrivere, in un testo contenuto nella cartella stampa consegnata ai giornalisti, e con quel tocco di provincialismo che non guasta, che “grazie a questo grande evento open air Milano dimostra di essere una città aperta, vicina al design e all’arte; una città che condivide e contempla, inserita a pieno titolo nel circuito delle grandi mostre internazionali” –, si sono assiepati vicino alle due prime file di seggiole della sala convegni di Palazzo Reale. Constatato che non c’era posto, una signora ha pensato bene di giocare in extremis la carta del leinonsachisonoio, profferendo ad alta voce: “Non c’è posto per il dottor De Wan?”. Il dottor De Wan, di professione non cerusico ma fabbricante di bijoux famosissimi ancorché di pessimo gusto, è uno dei partner della manifestazione. Forse, se il dottor De Wan fosse arrivato quindici minuti prima, un posto in prima o seconda fila lo avrebbe trovato.
Arcobaleno, di Marcello Lo Giudice, installato in piazza della Scala
Torniamo, però, alla presentazione: una marchettona infinita, con tanto di elencazione di sponsor e sostenitori e relativi ringraziamenti, certo dovuti, ma forse in altra forma e in altra sede. Tra i ringraziati c’era Orizzonti Eventi, entusiasticamente lodato per la cura dell’organizzazione. Epperò, perché Orizzonte Eventi, nel video che scorreva alle spalle dei relatori, ha impaginato intere schermate di loghi, immonde antiestetiche accozzaglie, trascurando del tutto le didascalie relative ai titoli e agli autori degli elefanti, che pure scorrevano sullo schermo? E cosa aggiungevano al tutto le due o tre spaesate modelline con panama promozionale decorato Swarovski sul capo, tragiche nel loro girovagare per le sale senza costrutto, e mute?
A parziale salvataggio dallo sbadiglio coordinato (poiché sbadigliavano in molti) e continuativo è intervenuto il tenero (anche un po’ filone) racconto di Mike Spits, figlio dell’ideatore della parade, sensibilizzato fin da ragazzino a interessarsi di cuccioli di elefanti asiatici* bisognosi di cure (il primo in cui si è imbattuto giaceva in un ospedale per elefanti, forse in Tailandia, con una zampa fracassata da una mina, e aveva urgente bisogno di una protesi). Un accorato invito a tutelare l’elefante asiatico è poi venuto da Medhat Shafik, artista egiziano autore di una delle opere in parata: egli ha sostenuto che occuparsi di ciò equivale a occuparsi della vita, invitando gli astanti a risvegliare la propria coscienza ecologica. Francesca Pasinelli, direttore generale di Telethon – eletta dalla Elephant Parade a charity locale, vale a dire organismo no profit con cui condividere i profits della vendita all’asta degli elefanti –, ha sostenuto l’esistenza di un comune denominatore tra le sorti dell’elefante asiatico e quelle della ricerca sulle malattie genetiche rare.
Uno degli hit della mattinata è stato lo scoprimento di un elefante speciale, collocato nella sala dove servivano l’aperitivo, ideato da Marco Balestri e da Federico l’Olandese Volante di Radio 101. Sul corpo dell’elefante, che si intitola Italia e va ad aggiungersi alla miriade di opere dell’ingegno prodotte, con esiti assai diseguali, per celebrare il centocinquantesimo eccetera, sono dipinti i versi di due o tre canzoni che gli autori hanno giudicato rappresentative. Tra cui il Va pensiero. Scritto proprio così, senza l’apostrofo. Viva l’Italia.
* Devo confessare che, nonostante la lodevolezza della iniziativa, l’espressione “salvaguardia dell’elefante asiatico” mi suscita irrefrenabili risate.


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nel caso foste aspiranti scrittori,

e nel caso abitaste a milano oppure a padova (ma, se abitate altrove, non disperate: mozzi è un tipo flessibile), il consiglio di chi scrive è di recarsi nel sito vibrisse, dove in questi giorni, sotto la voce “pubblicità”, troverete le réclames-pastiche che promuovono corsi e laboratori di scrittura tenuti da giulio mozzi. nel caso non foste aspiranti scrittori, il consiglio di chi scrive è di recarsi ugualmente in vibrisse a guardare le pubblicità, che sono molto divertenti.