cose da libri

dove si esplorano parole e si va a caccia di idee


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una poesia d’amore sulla schiena

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charles simić. courtesy

è agosto e a milano il caldo morde ancora. è tempo di starsene a letto o sul divano, tapparelle semiabbassate, a dormicchiare o creare. charles simić ama creare così, come una messe di suoi predecessori. ascoltiamolo da un articolo della “repubblica” pubblicato qualche anno fa. e leggiamo la poesia di andré breton (ascoltiamola anche dalla voce del suo autore) citata nel testo, antidoto contro la misère du monde.

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andré breton. courtesy

“Tutti gli scrittori hanno i loro piccoli ‘trucchi’ del mestiere. Il mio è che scrivo a letto. ‘Sai che roba!’, penserete voi: lo facevano anche Mark Twain, James Joyce, Marcel Proust, Truman Capote e tanti altri. Vladimir Nabokov teneva persino delle schede sotto il cuscino, per quelle notti in cui non aveva sonno e aveva voglia di scrivere. Però, non ho mai sentito di altri poeti che scrivessero a letto, anche se non mi viene in mente nulla di più naturale di scribacchiare con la biro una poesia d’amore sulla schiena della persona amata. Certo pare che Edith Sitwell di solito dormisse in una bara per prepararsi all’ orrore ben più grande di trovarsi di fronte la pagina bianca. Robert Lowell scriveva steso sul pavimento, o almeno così ho letto da qualche parte. L’ho fatto anch’io, qualche volta, ma preferisco il materasso e, stranamente, non sono mai stato tentato dal divano, dalla chaise longue, dalla sedia a dondolo o da altre varietà di sedute confortevoli. ‘La poesia si fa a letto, come l’amore’, scriveva André Breton in una delle sue poesie surrealiste. Ero molto giovane quando la lessi e ne rimasi incantato. Confermava la mia esperienza personale. Quando mi si accende il desiderio di scrivere, non ho scelta: devo continuare a starmene steso o, se ho lasciato la posizione orizzontale qualche ora prima, devo tornare di corsa a letto. Che ci sia silenzio o rumore non mi cambia nulla. Negli alberghi appendo fuori dalla porta il cartellino ‘Non disturbare’ per tenere lontane le cameriere che aspettano di pulirmi la stanza. Devo dire, con un certo imbarazzo, che rinuncio spesso a fare il giro dei monumenti e dei musei per rimanere a letto a scrivere. […]”

charles simić

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Burroughs, Sitwell e Chanel

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“A Sitwell non piaceva leggere William S. Burroughs, e quando fu pubblicato Il pasto nudo, nel 1959, scrisse diverse lettere al ‘Times Literary Supplement’, in cui diceva ‘Non voglio passare il resto della vita col naso incollato ai gabinetti degli altri. Preferisco Chanel N° 5’.”

Terry Newman, Legendary Authors and the Clothes They Wore, Harper Design, New York 2017

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horst p. horst, edith sitwell, new york, 1948. courtesy

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willliam burroughs. courtesy

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gabrielle chanel. courtesy


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giovanni non è lui_creare in altri luoghi

milanofree.it_giovanni-testorichi fosse interessato a giovanni testori e desiderasse leggere una ricca biografia dell’autore di novate milanese può trovare quella curata da fulvio panzeri sul sito della fondazione mondadori, e precisamente qui.

l’attenzione di mrs. cosedalibri si è appuntata sull’anno 1958, quello dei racconti del ponte della ghisolfa. a proposito di questi, testori rilascia un’interessante dichiarazione su un argomento che “cose da libri” ha affrontato qui e qui – vedi anche alla voce cancelleria: è la questione del displacement, dello scrivere o rivedere in un posto che è tutt’altro dal luogo di lavoro abituale.

“Ho sempre scritto a mano. Detesto quel rapporto asettico con la macchina da scrivere, che uso solo per l’ultima stesura. Lavoro bene nelle zone di non appartenenza. I racconti del Ponte della Ghisolfa li ho scritti al parco, nei bar, alla biblioteca d’arte del Castello. Ho sempre lavorato così e non ho mai capito perché: al bar, in treno… Nei luoghi dove non sono ‘io’”.

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una delle ultime palomino, la 54, dedicata ai surrealisti. ampiamente provata da mrs. cosedalibri, che la raccomanda in virtù della sua moderata pastosità e di una scorrevolezza che non paga pegno a sbavature: ideale per la revisione di testi

a proposito del rivedere, riprendo da un antico post di questo blog (sì, mi sto autocitando, ma la cosa è funzionale al discorso):

“questo è il felice momento in cui, dopo la prima lettura su carta e gli interventi sul file (che hanno sommato quelli su carta e quelli che venivano sul momento, mentre lavoravo), terminato il primo livello di lavoro, faccio stampare il risultato in copisteria, rilegato a spirale. mi procuro diverse penne colorate. e poi mi sposto dalla scrivania di casa a una poltrona della feltrinelli (scusate, librai indipendenti, ma normalmente voi non avete una sedia, oppure non è possibile rimanere da voi ore e ore senza che qualcuno si avvicini e mi chieda se può aiutarmi). questo tipo di displacement, quando si fa editing o si traduce, è molto utile per recuperare freschezza, ancora di più se tra la fine della prima fase del lavoro e l’inizio della seconda si lascia trascorrere qualche giorno.

è il momento in cui capisco se ciò che ho tolto rende il testo eccessivamente obliquo, se ho ceduto alle mie manie di laconicità, se ho detto talmente poco da non mostrare nulla. se le parti sono equilibrate, se i personaggi sono rimasti tondi, se sono troppo secchi, se bisogna chiedere all’autore di riscrivere, rimpolpare, sfrondare, precisare.

è anche il momento della verità, in cui l’autore rilegge in parallelo a te e presto ti dirà se si riconosce nella voce in parte nuova con cui parla il suo testo. il tempo in cui misuri, oltre alle capacità ‘tecniche’, anche quelle di relazione e di comunicazione.”

e insomma, quando scriviamo, o rivediamo alla luce di qualche sedimentazione, siamo tutti un po’ giovanni, che però non è lui.


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spremuta a colazione_la rassegna stampa di giorgio dell’arti

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si chiama “anteprima – stamattina • ŸoggiŸ • domani” ed è la neonata rassegna stampa di giorgio dell’arti, il giornalista fondatore del “venerdì” della “repubblica”, autore del catalogo dei viventi e direttore di cinquantamila, sito dedicato alla storia del “corriere della sera”.

l’autore l’ha annunciata su facebook, molto sobriamente, così: “Da una settimana scrivo per l’Agenzia Italia una rubrica che contiene: rassegna stampa, eventi del giorno, compleanni e anniversari. È pronta alle sette e mezzo di mattina. Se qualcuno vuole riceverla via mail può mandarmi il suo indirizzo di posta elettronica a gda@vespina.com. Poi fatemi sapere che ve ne pare. Grazie”.

mrs. cosedalibri ha aderito di recente e ne è entusiasta. la “spremuta” di informazioni, come lo stesso dell’arti la definisce, è fatta con grande competenza: è una selezione di notizie curate e presentate con chiarezza, a cominciare dall’impaginazione che più essenziale non si può.

si comincia dalla prima pagina del giorno, nella sezione “stamattina”, un collage ragionato dai quotidiani che in pochi minuti di lettura restituisce un quadro esauriente delle notizie principali; a seguire una serie di argomenti introdotti da una parola, ad esempio “Pane – Il settore del pane vale 7 miliardi di euro, conta 25mila imprese – soprattutto a conduzione familiare, che mediamente sfornano cento chili di pane al giorno ciascuna e danno lavoro a 400mila persone”.

in “oggi” troviamo il meteo, i funerali (ma belli: onorano con partecipazione anche le persone comuni: “Nel cimitero di Castelguglielmo (Rovigo) ultimo addio a Francesco C., un uomo morto solo in casa sua, ritrovato cadavere dopo giorni. Il padre è venuto a mancare qualche anno fa, la madre di recente, non aveva parenti né altri legami. Non aveva un posto fisso e neanche l’auto. Ogni tanto lo si vedeva, per le vie della città, pedalare in bicicletta. Per lui nessun funerale, solo l’inumazione nel campo santo del paese. Aveva 44 anni”), i processi, gli esteri, l’agenda politica – ci sono anche tutte le notizie sulla campagna elettorale dei partiti, questi ultimi in ordine alfabetico –, la cultura, la televisione; non mancano i santi e il vangelo.

nel “domani” c’è una sezione molto ricca di compleanni, e poi, utile e interessante, una scelta di avvenimenti verificatisi dieci, venticinque, quaranta e ottant’anni fa.

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giorgio dell’arti. courtesy

nei testi scritti da dell’arti medesimo (quelli che non trascrive dai giornali, per intenderci), per raccontare ad esempio fatti di cronaca, troviamo un meraviglioso uso del passato remoto che in qualche modo storicizza immediatamente gli accadimenti e lascia il lettore immerso in un paradosso, in un ossimoro straniante: il presente quasi non esiste più, e l’effetto è quasi un lenimento indotto dalla sensazione di distanza. un esempio dalla sezione “delitti e suicidi” del 14 febbraio, dove si raccontano con delicatezza un femminicidio e un omicidio:

“Francesca Citi, di anni 45, ‘amabile, squisita, attenta al lavoro’, ex moglie di un Massimiliano Bagnoli, di anni 45 pure lui. Questo Bagnoli ieri mattina la raggiunse nello studio dentistico dove lavorava come assistente, lei continuò a dirgli che era finita e lui le diede dieci coltellate, in corpo e in gola. Subito dopo andò in bagno, chiuse a chiave la porta, e con la stessa lama si segò le vene. Insopportabile che si fosse trovata un nuovo compagno, fino a novembre era stato ai domiciliari per stalking, e continuava ad aggirarsi intorno alla casa dove Francesca viveva con le loro bambine, i carabinieri l’avevano saputo dai vicini ma lei non aveva voluto denunciare di nuovo l’ex per non turbare le figlie; la Citi nell’appartamento era sola perché il dentista il martedì non lavora (ieri mattina in uno studio dentistico in piazza Attias, Livorno).”

“Vincenzo Crisponi, di anni 56, tossico, se ne stava seduto sulla panchina, e arrivarono due e l’ammazzarono a forza di calci e pugni (ieri alle cinque del pomeriggio, parco giochi Liori, via Satta, centro di Capoterra, provincia di Cagliari).”

trovo che questa pubblicazione sia molto utile e ne apprezzo molto la forma. provatela qui.


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Montblanc su “Mestieri d’arte”

d499281fc69b2bc3f8aa62a72694a008Chi segue questo blog conosce la passione sfrenata di chi scrive per penne, matite, taccuini, e probabilmente ha letto diverse recensioni sulla cancelleria (in caso contrario, cliccate sulla relativa categoria). Le parole che seguono non sono di mrs. cosedalibri bensì di Raffaele Ciardulli, che ci racconta come, nell’ambito degli articolati servizi di personalizzazione della Maison, gli artigiani e gli specialisti della Montblanc siano in grado di produrre esemplari unici a seconda della personalità del proprietario della penna.

L’articolo è stato pubblicato sul numero 16 di “Mestieri d’Arte”, il magazine della Fondazione Cologni dedicato alla maestria artigiana in tutto il mondo: nelle loro parole , “un progetto editoriale dedicato all’eccellenza artigianale italiana e internazionale, alle sue origini e ai suoi rapporti con la creatività e lo stile. Non solo storie o prodotti, ma anche materiali, tecniche, atelier, scuole, botteghe e gli artefici: i maestri d’arte”.

Sono molto grata all’autore e all’editore per avermi concesso la pubblicazione integrale dell’articolo.

Il suono della perfezione

Raffaele Ciardulli

Scrivere è manifestarsi. Rendere manifesta la propria identità. Fissarne una traccia, per quanto effimera e, fissandola, definire il contorno del proprio pensiero o delle proprie emozioni, presagire, predisporre, preparare le proprie azioni.

La penna, anzi il pennino, aggiunge senso, aggiunge segno, aggiunge corpo. Aggiunge equilibrio: l’attività della mente si fonde con quella della mano, insieme creano, dosando tempi e pressione, spessori e tratti.

Un equilibrio fatto di differenze sconosciute al movimento del polpastrello che, agile, si muove sulla tastiera, con la stessa cadenza, con la stessa pressione, con la stessa monotona percussione.

Un equilibrio fatto di differenze ricercate da chi sfugge l’omologazione meccanica; una ricerca di verità e di qualità.

La manifattura di Amburgo che dal 1906 crea gli strumenti da scrittura Montblanc è uno dei luoghi in cui si coltiva questa qualità grazie alle eccellenze della progettazione e della realizzazione manuale.

Il pennino in oro di ogni Meisterstück viene ancora oggi realizzato da maestri artigiani che gli dedicano 35 diverse fasi di lavorazione, che precedono altre 70 fasi necessarie all’assemblaggio e al collaudo.

Nessun senso viene tralasciato, nemmeno l’udito: uno specialista ascolta attentamente il suono che ciascun pennino produce scivolando sulla carta; solo un suono continuo certifica la sua perfezione.

Nel laboratorio artigiano, nel cuore della manifattura, altre eccellenze si incontrano. L’abilità dei maestri orafi e degli incastonatori, la preziosità dei metalli, l’estro dei disegnatori. Tutte qualità necessarie per la realizzazione delle edizioni limitate, che spingono ancora più avanti la distintività dello strumento e di chi lo sceglierà.

Altre vette della personalizzazione sono state conquistate dai maestri artigiani di Montblanc Création Privée, che realizzano capolavori da scrittura in esemplari unici portando nella materia i sogni di clienti particolarmente esigenti. Uno straordinario esempio di questa maestria è la Figurado Création Privée: uno strumento di scrittura ispirato alla passione per i sigari e ricoperto di autentiche foglie di tabacco.

Per la sua realizzazione, la capacità di personalizzazione è stata spinta sino all’esplorazione di nuove tecniche di estrazione dell’olio contenuto nelle foglie di tabacco, prima di avvolgerle sul corpo metallico della stilografica. Per la protezione delle foglie sono stati utilizzati rivestimenti di cellulosa presi in prestito dalle tecniche di restauro. È stato quindi realizzato un apposito pennino retrattile in oro per rispettare la forma del sigaro. Un sigaro speciale, impreziosito con gemme, decori in oro bianco e l’emblema Montblanc con un diamante alla sommità del cappuccio. Nulla è stato tralasciato nemmeno nella confezione, creata con il legno più pregiato e un pannello in vetro in modo che la stilografica possa essere ammirata senza subire il trauma di uno sbalzo di umidità. Il futuro proprietario della Figurado ha partecipato attivamente ai processi creativi e alla loro messa in opera, che ha potuto seguire via webcam interagendo sui più piccoli dettagli dell’opera con esperti artigiani, gioiellieri, incastonatori di diamanti e incisori di pennini.

Ma l’abilità nella creazione di oggetti eccezionali degli atelier della Montblanc Création Privée non mette certo in ombra la specifica, distintiva competenza della Maison di Amburgo: l’arte della scrittura.

Arte nei cui gesti esprimiamo le sfumature della nostra personalità, arte al cui servizio è nato il Montblanc Bespoke Nib, che cattura ed esalta quell’espressione così squisitamente individuale che è la grafia.

La sede di Amburgo e una selezione di boutique Montblanc, tra cui quelle di Hong Kong, Shanghai, Singapore, Tokyo, Città del Messico, Dubai, New York, Milano e Mosca, offrono ai propri clienti un accurato esame della grafia, che consente di individuare il pennino capace di esprimere al meglio la personale maniera di far interagire pensieri e gesti, penna e carta.

I clienti, utilizzando uno strumento sviluppato e realizzato da Montblanc, possono scrivere un breve testo grazie al quale diviene possibile analizzare i parametri chiave della propria grafia tra i quali la velocità, la pressione, il campo di oscillazione, la rotazione e l’angolazione.

Questi dati vengono quindi esaminati da un esperto Montblanc che identifica il pennino ideale per ciascun tipo di grafia; pennino che potrà essere scelto tra le otto varianti esistenti o creato manualmente su misura in oro massiccio dagli artigiani della manifattura di Amburgo, che potranno personalizzarlo anche con l’incisione di un breve testo.

Attraverso un’esperienza intensamente individuale, scrivere diventa così il più privato dei gesti, la più essenziale e distintiva manifestazione di stile.

Poiché lo stile, etimologicamente, altro non è che la specifica maniera di scrivere: di usare uno stilo.

da “Mestieri d’Arte”, n. 16, allegato ad “Arbiter”, 177/XXXIII

L’autore www.grixia.it.jpg

Direttore marketing di Cartier per undici anni, Raffaele Ciardulli è consulente dell’oreficeria Salin 1953 e scrive di marketing e comunicazione.

 


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cose per chi vuole scrivere 19_aspiranti scrittori, ascoltate

incipit-offresi-1è aperta a tutti “incipit offresi“, l’iniziativa promossa da fondazione ECM – biblioteca archimede di settimo torinese e regione piemonte che “mette a disposizione degli aspiranti scrittori uno spazio dove poter presentare la propria idea di libro”.

qui trovate il sito dedicato al concorso e qui un articolo sulla “stampa”.


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tra le pagine di una crêpe_gelateria caffetteria clover, milano

davla gelateria clover, in zona bande nere, è anche una caffetteria, e fa un latte macchiato con i fiocchi. l’interno ospita tre minuscoli tavolini – immacolati, come tutto in questo locale –, in attesa dell’estate, quando torneranno ad animarsi i posti all’esterno. il personale e la proprietaria ricevono i clienti con squisita cortesia.dav

la gelateria clover, a sinistra dell’ingresso, ha una minuscola stazione di bookcrossing. davil primo libro sulla destra, quando al clover è entrata mrs. cosedalibri, era il baco da seta, di robert galbraith, prodotto in condizione di bonaccia, dopo la travolgente tempesta di harry potter, da j.k. rowling sotto pseudonimo. esito superbo della calma, però, da cui è stata tratta strike, una piccola, preziosa serie tv che prende il nome dall’investigatore protagonista ed è prodotta dalla bbc.dav

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fotogramma dalla serie strike. courtesy

al clover si scrive benissimo: puoi fermarti con il tuo taccuino (o il tuo libro – portato da casa o scelto tra quelli che aspettano sul termosifone) ed essere certo che nessuno ti disturberà.dav

al clover si può anche fare merenda, e qui il letterato trova crêpes per i suoi denti: perché le crêpes del clover si chiamano

la storia infinita

piccole donne

madame bovary

i malavoglia

willy wonka

il gattopardo

on the road

gargantua e pantagruel

l’educazione sentimentale

il rosso e il nero

faust

lo hobbit

arancia meccanica

l’insostenibile leggerezza dell’essere

la visita a questa gelateria, che sprizza bonomia pur proponendo anche specialità vegane – non si adontino i seguaci del veganesimo: alcuni tra loro cercano di fare proselitismo instillando sensi di colpa nel prossimo, un atteggiamento assai fastidioso ­– è stato un piccolo dono in una fredda giornata di sole, in cui chi scrive disperava di trovare un luogo accogliente in una zona che proprio accogliente non è. grazie, signore clover*, ci rivedremo senz’altro.dav

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loredana laurenti accanto al mini bookcrossing di clover

*le signore clover sono loredana laurenti e ilaria angelillo, madre e figlia. fanno in casa molte delle delizie che propongono, e ilaria è copywriter di sé stessa. i titoli dei prodotti sono suoi: tra i molti segnalo gli ammutinati, dolcetti al cocco e cioccolato il cui nome fa ironica concorrenza alla celebre barretta industriale.bounty_barretta_cioccolato

gelateria naturale clover
via v.g. orsini 1
milano
http://www.gelateriaclover.it

questo post è stato scritto su un taccuino clairefontaine papier vélin velouté 90g/m2 fabriqué en france par clairefontaine, con una stilografica caran d’ache collezione chromatics che montava una cartuccia montblanc burgundy red.


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Sollecitazioni letterarie, un po’ emotive

“Nerino, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi.”

“La signora Lantignotti disse che i fiori sarebbe andata a comprarli lei. Poiché Nerino aveva già il suo bel da fare.”

“Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla Nerino Lantignotti, ma a me non mi va proprio di parlarne.”

“Dalla finestrina della sua camera, sopra la scuderia della fabbrica di mattoni, Nerino Lantignotti, quella mattina sul presto, vide la gente, in cappotto lungo, che correva tutta nella stessa direzione. Vey iz mir, pensò a disagio, è successo qualcosa di brutto.”

“A Londra, all’inizio del mese di giugno del 1929, l’antiquario Nerino Lantignotti, di Smirne, offrì alla principessa di Lucinge i sei volumi in quarto minore (1715-1720) dell’Iliade di Pope”.

“Tutta colpa di Nerino. È lui il mio sassolino nella scarpa. E se proprio devo essere sincero, è per togliermelo che ho deciso di cacciarmi in questo casino, cioè di raccontare la vera storia della mia vita dissipata.”

“Mr e Mrs Lantignotti, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante.”

“Nerino non leggeva i giornali, altrimenti avrebbe saputo quali guai si stavano preparando non soltanto per lui, ma per tutti i cani di forte muscolatura e col pelo lungo e soffice da Puget Sound a San Diego.”

nerino.jpgQualche giorno fa, nei pressi di casa mia, mi sono imbattuta in un lindo camioncino da artigiano. Il proprietario di quel camioncino si chiama Nerino Lantignotti. Appena ho letto questo nome, così gozzaniano, così poco attuale, mi sono figurata un onesto lavoratore d’altri tempi, un po’ come il padre del muratorino nel libro Cuore. Quello che segue è il punto in cui il padre, nel loro diario a due voci, spiega al figlio perché la spalliera che il proletario compagno di scuola di Enrico aveva macchiato di bianco non andava ripulita in sua presenza: “Lo sai, figliuolo, perché non volli che ripulissi il sofà? Perché ripulirlo, mentre il tuo compagno vedeva, era quasi un fargli rimprovero d’averlo insudiciato. E questo non stava bene, prima perché non l’aveva fatto apposta, e poi perché l’aveva fatto coi panni di suo padre, il quale se li è ingessati lavorando; e quello che si fa lavorando non è sudiciume: è polvere, è calce, è vernice, è tutto quello che vuoi, ma non sudiciume. Il lavoro non insudicia. Non dir mai d’un operaio che vien dal lavoro: – È sporco. – Devi dire: – Ha sui panni i segni, le tracce del suo lavoro. Ricordatene. E vogli bene al muratorino, prima perché è tuo compagno, poi perché è figliuolo d’un operaio.”

Il muratorino si chiamava Antonio Rabucco, e dunque anche suo padre si chiamava Rabucco: eppure Nerino Lantignotti non avrebbe sfigurato, al tempo di De Amicis.

Insomma, quando ho letto sul furgoncino “Nerino Lantignotti” mi ha colta un empito d’affetto, per Nerino e per il consorzio umano tutto. Se c’è ancora qualcuno che porta questo nome, mi sono detta, possiamo ancora sperare per il futuro. Davvero, Nerino, ti voglio bene.

E se qualcuno dei lettori dovesse conoscere Nerino e sapere che è un orco, che nega il cibo ai figli e batte la moglie, be’, non ditemelo, ché alla signora cosedalibri piace sognare.


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postcards from lyon 8

dove si incontra un vecchio amico nel bel mezzo di un affresco, si va a piedi dall’uno all’altro arrondissement e si approda in un giardino di delizie

i lionesi sono perlopiù pacifici e gentili: tutti coloro a cui ho chiesto indicazioni mi hanno risposto volentieri e in maniera molto circostanziata, e molti mi hanno accompagnata per un tratto assicurandosi che andassi nella direzione giusta.

durante le mie lunghissime passeggiate non ho mai provato disagio o sensazione di pericolo: sarà la lunga ombra del capitano chérif, ma la città sembra piuttosto tranquilla, fatti salvi alcuni inevitabili balordi che tuttavia non paiono comprometterne la sostanziale paciosità.dig

la bellezza e la calma dei lungofiume verso ora di pranzo, quando turisti e locali perlopiù mangiano ed è facile trovarsi quasi da soli a passeggiare, sono impareggiabili. le attività serali / notturne degli avvinazzati che là vanno a gozzovigliare dopo il tramonto sporca in alcuni tratti la maestosità delle acque: molte sono le bottiglie vuote sulle rive, qualcuna addirittura galleggia sul fiume.

lungo la saona, l’angolo formato da rue de la martinière e da quai saint-vincent, nel primo arrondissement, ospita il bellissimo fresque des lyonnais.

realizzata dagli artisti della cité de la création, l’opera cita e raffigura ventiquattro personaggi della cultura di origini lionesi (si veda qui per l’elenco dei personaggi). dav

 

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antoine de saint-exupéry

 

quale non è stata la sorpresa di mrs. cosedalibri nel vedere rappresentato anche il suo idolo bernard pivot, l’autore della televisione culturale francese, l’anima di “apostrophes” e di “bouillon de culture”! per chi comprende il francese, qui si può guardare una bella intervista a bernard.

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bernard pivot, insuperato giornalista culturale

da rue de la martinière, passando per il quai saint-vincent, si approda all’immensa place bellecour, gigantesco nido di delizie letterarie. collocata tra saona e rodano, nel secondo arrondissement, è una piazza immensa, i cui giardini sono attrezzati con chioschi di ristorazione e panchine, e tutto attorno alle due fontane sono disposte sedie per chi desidera rilassarsi nei pressi dell’acqua, facendosi cullare dal rumore degli zampilli.IMG_20170809_155214.jpg

al numero 29 della piazza sorge la libreria decitre, parte di una catena e risalente al 1907, che mrs. cosedalibri ha visitato in piena rentrée scolaire: vasti settori dedicati a letteratura, scienze umane, turismo, arte, storia, religione, infanzia, gialli e fumetti, libri scolastici e un assortimento fiabesco di cancelleria. oltre a una piccola fornitura di inchiostri colorati per le sue stilografiche – nei colori radiant pink e harmonious green di waterman –, mrs. cosedalibri ha acquistato tre taccuini, tutti giapponesi, tra cui il favoloso life: tutti a righe, con una carta splendida, promessa di scrittura assai scorrevole. bisognerà adesso provarli con le stilografiche e capire se si contemperano con la grafite delle matite palomino.IMG_20170809_150032.jpg

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dove, all’ingresso di una libreria fisica, si celebra l’integrazione tra la lettura su ebook e quella su libri di carta: tea, la soluzione per vendere libri digitali in libreria

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la sezione cancelleria

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i taccuini giapponesi

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qui e sotto, caccia al tesoro nella libreria decitre: indovinare il titolo dalla citazione, con l’indizio del libraio

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la sacra teca della pléiade

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1,46 eventi al giorno in libreria

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creare una casa in libreria: un fiore su un tavolo

in questa piazza assai libresca, in cui trovano posto anche le misteriose éditions baudelaire (solo su appuntamento, recita la targa: che vorrà dire?) troneggia la statua del lionese antoine de saint-exupéry, che ci guarda dall’alto in compagnia del piccolo principe.IMG_20170809_154326_1.jpg

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place bellecour non finisce, ma si trasforma senza soluzione di continuità in place saint-antonin, dove al numero 5 si trova l’expérience, una libreria piena di fascino specializzata in fumetti, che vende anche stampe, action figures e il resto collegato al settore.IMG_20170809_162607.jpg

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il gigantesco bouquet che conclude place saint-antonin e segna il confine simbolico tra la piazza e il fiume rodano

 


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Scrivere al (con) Massimo: di precisione e bellezza, con accenno finale alla perfida Albione

61XFfr6uqaL._SX336_BO1,204,203,200_Cosa è lo stile, per Massimo Birattari? Non è “il bello stile astratto, ma lo stile efficace, il mezzo per raggiungere i nostri scopi comunicativi” (il corsivo è mio). Nel suo È più facile scrivere bene che scrivere male Birattari ci offre, in otto capitoli al sapore di Calvino (Semplicità, Chiarezza, Precisione, Leggerezza, Ironia, Eleganza, Espressività, Consapevolezza), un percorso con tappe a struttura fissa: una breve introduzione dell’autore con un brano originale da leggere, una scheda di nomenclatura, idee pratiche, indicazioni su come non scrivere, brevi esercizi e infine L’altra campana, una sorta di contraddittorio in cui, secondo le parole dell’autore, si mostra il rovesciamento, da parte di uno scrittore, del principio ispiratore del capitolo. Così si dipana, ad esempio, il capitolo 2:

 CHIAREZZA

  1. La chiarezza logica

La lettura: Galileo spiega la relatività

  1. Scrivere per farsi ascoltare

La lettura: Gadda raccomanda di parlare chiaro

  1. CHIAREZZA, GRAMMATICA E SINTASSI
  2. AMBIGUITÀ DA EVITARE
  3. SFORZARSI DI NON ESSERE OSCURI

Il manuale di istruzioni • Il biglietto del treno • Il contratto di assicurazione • Gli elenchi telefonici e la tutela della privacy • Il saggio specialistico / La comunicazione commerciale

IDEE PER SCRIVERE CON CHIAREZZA

L’ALTRA CAMPANA: Montale e l’oscurità dei poeti

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Ah, Gustave

Dal capitolo Precisione, in un brano dedicato ai sinonimi, leggiamo parole di ascendenza flaubertiana – “Questa cura della bellezza esteriore che mi rimproverate è per me un metodo. Quando trovo una brutta assonanza o una ripetizione in una delle mie frasi, sono sicuro che sto sguazzando nel falso”, ebbe a dire lo scrittore di Rouen, strenuo sostenitore del mot juste: “Anche in questo campo, tuttavia [quello delle parole polisemiche], si potrebbe sostenere che “i sinonimi non esistono”: non perché siamo obbligati a ricorrere a uno e un solo termine, ma perché non esistono (di norma) due parole perfettamente sovrapponibili in tutti i loro significati, o che si possano impiegare in tutti i contesti.

Esprimersi con precisione, evitando errori e improprietà, vuol dire trovare in ogni contesto la parola giusta.”

Completano il volume un’appendice dedicata all’italiese e all’influenza dell’inglese sulla lingua italiana, seguite da una serie di bellissime indicazioni bibliografiche ragionate.

Ho messo in mano all’allora adolescentina, quando ancora studiava al liceo classico, il libro di Birattari. Adesso l’adolescentina è una young adult, studia letteratura comparata all’estero e il libro lo ha lasciato a casa; io torno a sfogliarlo sempre con gran piacere. E adesso che è piena estate amo l’idea di ripercorrerlo, per cercarvi ancora stimoli e reimparare cose da tenere da parte per quando scriveremo con il fresco, in autunno.

Massimo Birattari, È più facile scrivere bene che scrivere male, Ponte alle Grazie, Milano 2011, 16 euro molto ben spesi

la stanza di massimo birattari

Lo studio di Massimo Birattari: anche qui, precisione e rigore