c’è julia (chi diavolo è?), c’è john, c’è percy. presenze che si mescolano ad annunci pubblicitari meno nobili e ad avvisi di servizio.
il sindaco avalla, ci sono il british council e altre istituzioni, ma non fanno il baccano che farebbero altri microrganismi con la fascia tricolore appiccicata alla pancia, quelli che si fanno chiamare dottore.
la poesia, nella metro di londra, sta così. strato, con gli altri, delle meravigliose concrezioni che formano la città.
un’autentica bellezza, che dio la benedica, legge nella metropolitana di londra. chi riconosce il libro dalla copertina? io non ho avuto modo di spiare ulteriormente.
il viandante che dovesse raggiungere torino, e decidere di prendere la metropolitana per recare qualche sollievo ai piedi costretti nei sandali e gonfi per il lungo cammino, potrà dilettare anche lo spirito, ascoltando poesia mentre attende il suo treno. rivolgo da queste pagine un appello ai signori della metropolitana milanese: prendete esempio, eliminate quegli orrendi, chiassosi schermi con le pubblicità e la musica invadente.
dove in attesa del treno si riflette sul fatto che nella metropolitana londinese avvengono molte cose da libri
una sontuosa pubblicità nescafé in cui si associano quattro tra le cose più soddisfacenti che si possano trovare nella vita: una vasca da bagno spumeggiante, lettura, caffè, la promessa del sesso
dove in metropolitana si incontra oscar in compagnia di un ragazzo
e questo misterioso ragazzo, di cui si intravede una metà del volto e un capezzolo, legge the portrait of dorian gray nelle edizioni penguin rivestite di tela, i bellissimi penguin classics hardcover, progettati e illustrati da coralie bickford-smith.
è poi di questi giorni la notizia che rupert everett ha cominciato a girare come regista the happy prince, film sugli ultimi giorni del nostro oscar.
dove la visione di una nuca e di un paio di spalle suscita qualcosa di simile alla tenerezza
tra l’uno e l’altro vagone della metropolitana londinese ci sono finestrini che possono essere abbassati in caso di alte temperature interne. questa nuca e questo paio di spalle appartengono a un essere umano che, a giudicare dalla postura, sta leggendo qualcosa.
esposto poiché scoperto alle spalle, in teoria alla mercé di chiunque, è il ritratto rovesciato della calma e della fiducia.
la cara collega elena piccinelli mi ha inviato questa immagine. è il bookcrossing della stazione di metropolitana milanese di maciachini. qualcuno riconosce le copertine?
quando era stato installato, questo distributore di libri, alla stazione di cadorna? forse nel 2012? adesso è abbandonato, semivuoto, sporco, ricoperto di orribili, maldestri tag. ma soprattutto, chi diavolo è quell’omar falworth che ha colonizzato il pianoterra?
intanto, in piazza della repubblica, lui parcheggia la bicicletta e si mette a scrivere, seduto sul muretto della stazione del passante. in primo piano, erbetta e margheritine. colonna sonora.
Giovedì 16 settembre è stata vigilia di Simchat Torah: come dice un adagio chassidico, “A Simchat Torah gioiamo nella Torah e la Torah gioisce in noi; anche la Torah vuole danzare, così noi diventiamo i piedi danzanti della Torah.”
E mentre eravamo sulla via per i festeggiamenti, prima di arrivare nel luogo in cui avremmo partecipato all’estasi (anche alcolica) di membri della comunità e rabbini (perché, sì, è vero ciò che si vede su YouTube: rabbini folli di gioia che abbracciano con amore i rotoli della Torah e li portano in giro danzando), insomma prima delle serali Hakafot, mentre andavamo a celebrare un libro sul quale studieremo per sempre, Milano si è confermata città di letture itineranti, la Milano città di libri tanto cara al nostro blog, dalla stazione di Cadorna a via Soderini.
Stazione di Cadorna, sequenza di gentiluomo sulle scale sulle scale con libro non individuato_1
Stazione di Cadorna, sequenza di gentiluomo sulle scale con libro non individuato_2
Stazione di Cadorna, sequenza di gentiluomo sulle scale con libro non individuato_3